Skip to main content

E’ stato approvato da poche settimane un disegno di legge per far in modo che la cannabis terapeutica sia regolamentata a livello nazionale. Una legge che rivoluzionerebbe la vita di migliaia di persone che si affidano a questo tipo di cura, soprattutto per il dolore cronico. Elisabetta è una di loro: una donna che da anni combatte con una serie di patologie e, grazie alla cannabis, aveva ritrovato una serenità nella sua vita. Serenità che, però, le sta venendo meno. Ecco il perché.

“Sono affetta da varie patologie neurologiche che mi hanno portato negli anni a soffrire di dolore cronico. Sono stata curata con antidepressivi e flebol, farmaci dati per la cura del dolore cronico. E poi ancora oppiacei, morfina, ma sono diventata farmaco-resistente. Aggiungiamo anche varie allergie che mi hanno portato questi trattamenti, uniti a blocchi intestinali. In sintesi non posso più usare questa tipologia di farmaci. A questo punto, fortunatamente, non mi sono scoraggiata e ho iniziato a cercare delle soluzioni su Google, fino ad arrivare alla cannabis terapeutica. Ma qui c’è un primo ostacolo: dove andare? I malati non sanno a chi rivolgersi. Io poi ho iniziato il trattamento due anni fa e la situazione era anche peggiore rispetto a oggi. Il primo input è stato quello di andare all’ospedale di Pisa, visto che la Toscana all’epoca era all’avanguardia. Una volta lì, esaminata la mia documentazione medica che attestava la farmaco-resistenza, mi hanno inserita subito nel protocollo di cura“.
Secondo problema: dove reperire il farmaco – continua Elisabetta – Sempre internet mi è stato utile e ho trovato una farmacia nel ferrarese. Terzo problema: aspetto economico. Quando ho iniziato la cannabis costava 30 euro al grammo. Adesso siamo scesi sui 9 euro (esclusi, naturalmente, i costi vivi della farmacia)”.
E anche dopo aver iniziato la cura, prosegue Elisabetta, i problemi non sono finiti: “non c’è nessuno che ti dica quali siano gli effetti, non c’è un bugiardino, e non sapevo a chi chiedere. Da qui è nata l’idea del gruppo facebook ‘dolore e cannabis terapeutica‘ come luogo di confronto tra persone. Su questo servirebbe una migliore triangolazione tra paziente, farmacista e medico. Il fattore ansia va tolto”.
Passando ora ai lati positivi: “Dopo due sere di decotto, comunque, ho notato una cosa: sono riuscita a dormire, dopo anni nei quali non avevo più dormito un’intera notte. Un po’ di più ho dovuto aspettare per l’abbassamento della sensazione di dolore. Da lì, sempre attraverso le mie ricerche, ho trovato un medico privato, esperto in cannabinoidi, il quale mi ha fatto un piano terapeutico ‘su misura‘. Da questo momento c’è stata la svolta: dal decotto sono passata a oli e vaporizzatori e dolore, tremore e i sintomi che non mi permettevano di parlare o mangiare bene, erano sotto controllo. Una vera e propria rincorsa al benessere oltre che alla salute. Un aumento della qualità della vita e della dignità del dolore”.

Qui, però, la storia di questa coraggiosa donna prende una strana piega. “Adesso sta succedendo una cosa che fa rabbia a me e a tutti i malati soggetti a questa terapia: non abbiamo più la continuità terapeutica. E questo si traduce nel riacutizzarsi dei sintomi e in un calo della qualità della vita. Ho due possibilità di cura: bedrocan e bedica. Il primo è ancora presente in qualche farmacia, ma non si sa per quanto. Il secondo, invece, è terminato e fino alla fine di gennaio non ci sarà possibilità di importazione. Il bedica, per far capire la mia preoccupazione, è il farmaco che mi permette di dormire, di mangiare: in pratica, nel mio piano terapeutico, è fondamentale. Il bedrolite, invece, molto usato dai bambini e da chi soffre di epilessia, non si trova addirittura da maggio. Si va verso una fine anno drammatica: io stessa rischio di tornare in ospedale. Vorrei sottolineare che la paura di tornare al dolore, espone i malati a qualsiasi rischio, anche quello di rivolgersi a degli spacciatori, per disperazione”.
Di fronte a Elisabetta, nella sede comunale del Gruppo Consiliare Sinistra Italiana, c’è Leonardo Fiorentini, da sempre impegnato sul fronte della legislazione sulla cannabis terapeutica, che aggiunge ironicamente: “rischia anche meno che coltivarsela in casa”. Prosegue poi Elisabetta: “in Canada si coltiva per i malati in centri appositi. Qui ci stanno completamente ignorando. Abbiamo fatto una diffida mandata all’Aifa, al Ministero della Salute e alla Procura della Repubblica di Roma a inizio ottobre e non ci hanno ancora risposto, nonostante siano legalmente passibili di querela perché hanno sei settimane per rispondere. Siamo abbandonati a noi stessi.” E Fiorentini aggiunge: “Molti i malati che si curano con la cannabis, sono visti come drogati, se riuscissimo ad approvare la legge sulla cannabis terapeutica almeno affermeremo il diritto alla cura. Sempre tramite questa legge ci saranno fondi per l’aumento della produzione dell’Istituto farmaceutico militare di Firenze, che al momento produce solo un tipo di cannabis, ne dovrebbe produrre anche un altro. Questa proposta normativa però autorizza l’Istituto a rivolgersi a coltivatori terzi, soprattutto i colossi canadesi, statunitensi e israeliani, che possono fornire la sostanza. E’ una legge ‘innocua’ che dovrebbe passare in Senato, soprattutto perché non c’è nulla sull’uso ricreativo e, purtroppo, è stata tolta anche la possibilità di coltivazione da parte di chi è malato”. Già perché chi è malato, se coltiva per uso terapeutico, incorre nell’arresto anche se dimostra di farlo per terapia.

Sul finire di questa intervista Elisabetta aggiunge che “l’importante per noi malati è aumentare l’importazione e gli importatori. Tutti gli Stati hanno almeno quattro produttori, noi ne abbiamo solo uno. Questo aumenterebbe anche la possibilità di avere prodotti diversi e quindi fare terapie mirate per ogni soggetto. Ogni fisico reagisce in maniera personale alla cannabis e quindi la terapia va ‘cucita’ addosso al paziente. Assicuro che quando si trova il giusto dosaggio con il giusto tipo di cannabinoide, si sta bene. Faccio un esempio: quest’estate sono riuscita a fare trekking alle Cinque Terre, adesso sono qui messa così, sulla sedia a rotelle. Per tornare al lato economico, aggiungo che qui e in poche altre regioni la cannabis è rientrata tra i medicinali a carico del sistema sanitario, in altre no, il che crea gravissimi problemi perché ci sono delle resine, usate soprattutto in campo oncologico, che costano migliaia di euro al mese.”

Elisabetta conclude con questo accorato appello: “Spero tanto che lo Stato si muova e faccia qualcosa perché le persone stanno male, e non è giusto che stiano così.”

tag:

Jonatas Di Sabato

Giornalista, Anarchico, Essere Umano

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it