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Da Comacchio soccorso

Un giornale locale ha scritto che “… Da anni le convenzioni che affidano alle associazioni di volon-tariato il trasporto dei malati, soprattutto nell’emergenza, sono finite nel mirino di sindacati e coope-rative…”, detto ciò possiamo solo affermare che ci lusinga il fatto di essere nei pensieri di sindacati e cooperative: un po’ meno se si parla di “mirini” però. Facciamo un piccolo passo indietro: il gior-no 23 luglio 2014, in un comunicato stampa dell’AUSL di Ferrara (dal titolo “Il sistema di trasporto infermi nella provincia di Ferrara”), troviamo scritto “… Nel corso degli ultimi mesi, le direzioni aziendali hanno incontrato più volte il Responsabile Sanità CGIL e, su specifica richiesta, pur in pre-senza di una evidente e discutibile commistione e sovrapposizione di ruoli, ha incontrato anche la Responsabile Comparto Terzo Settore CGIL in rappresentanza della Coop Cidas…”, ricordiamo che sempre in quel periodo veniva distribuito un volantino, da personale Cidas e sindacati Cgil e Cisl con la rappresentazione dell’AUSL, simboleggiata da un boia incappucciato (con una mannaia in mano), al quale veniva attribuita la frase “TAGLIO DEL LAVORO DIPENDENTE!!!”. Sempre nel medesimo volantino vi si poteva trovare anche una lapide, sulla quale era incisa la dicitura “lavoro dipendente”, dalla quale sgorgava del sangue sul quale era riportata la dicitura “volontariato”. In pratica già nel 2014 cooperative e sindacati contro AUSL e volontariato, inoltre noi volontari non penseremo mai di arrecare offesa alcuna ad un Ente Pubblico, quale l’AUSL, con un documento come il volantino distribuito. Arriviamo poi al 2016, ovvero la grande mobilitazione contro il volon-tariato: cooperative, sindacati e politica locale e regionale sferrano un attacco senza precedenti con-tro le Associazioni di Volontariato, affermando che alcuni dipendenti delle cooperative sono stati li-cenziati a causa dei volontari, falso. Facciamo un po’ di chiarezza sui “veri professionisti” del servi-zio di emergenza-urgenza territoriale: sono i dipendenti diretti delle Aziende Sanitarie, Associazioni e cooperative sono solo in semplice supporto al servizio 118, non lo sostituiscono e non lo dovranno sostituire mai (almeno noi la pensiamo così). Nel 2016 molte Associazioni hanno subito la perdita di volontari, a causa della “caccia alle streghe” messa in atto da cooperative, sindacati e politica locale e regionale, ma non hanno però ottenuto il loro scopo: lo dimostra una comunicazione ai soci della Ci-das del 06 ottobre 2016 ove si legge “… Purtroppo non si è ancora giunti a una positiva conclusione della vicenda legata al trasporto sanitario di Ferrara, non abbiamo abbassato la guardia e continue-remo a mettere in campo tutte le azioni necessarie per provare a risolvere positivamente la questio-ne…”, vi possiamo garantire che hanno in messo in campo tutto l’apparato di cui potevano disporre. Cosa hanno ottenuto? Semplice: allarme tra la cittadinanza che non sa più di chi fidarsi, ricordiamo che la fiducia nel sistema emergenza-urgenza è uno dei fattori fondamentali per eseguire al meglio gli interventi sul territorio. Siamo nel 2017: sempre, e come per gli anni precedenti (forse dimenti-cando quanto stabilito dalle diverse sentenze della Corte di Giustizia Europea e del Consiglio di Sta-to della Repubblica Italiana), a ridosso del rinnovo delle convenzioni partono gli attacchi…. Quest’anno però non staremo certo a guardare: abbiamo già depositato ricorsi, esposti e querele (an-che in diverse Procure per competenza), ovviamente non renderemo noti i contenuti, e segnaleremo qualsiasi evento critico così come da regolamento alle autorità competenti. Infine: hanno ingiusta-mente criticato i controlli dell’AUSL, ma adesso siamo noi a chiedere che vengano resi pubblici i controlli su tutte le cooperative, accreditate e non, presenti a Ferrara (dall’accreditamento, alla for-mazione, al materiale sanitario presente sui mezzi, al rispetto dell’immatricolazione delle ambulanze come previsto dalla circolare del Ministero delle dei Trasporti del 2009 sino alla regolarità dei con-ducenti che devono essere muniti della patente B più la KB e devono essere in possesso, inoltre, dell’iscrizione a ruolo presso la Camera di Commercio). Sempre un giornale locale ha scritto che sia-mo “in bilico”, in realtà siamo sotto attacco.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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