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3 Settembre 2014

Psicologia in condominio

Tempo di lettura: 2 minuti


da: Claudio Riccadonna

Ogni anno, quasi due milioni di italiani fanno causa a qualche vicino per “questioni condominiali”, vedendosi, tuttavia, frequentemente respingere il ricorso di fronte al giudice di pace. Rappresentano, insomma,un numero altissimo di contenziosi, che corrispondono al 50% degli arretrati della nostra inefficace giustizia civile.
Risulta, e lo sappiamo tutti, non sempre facile gestire la coatta convivenza tra tante “teste” diverse, spesso ancorate alla convinzione di essere vittime incolpevoli, ma mai responsabili di un disagio altrui. Un’indisponibilità diffusa al venirsi incontro legata, forse, a vecchi rancori, l’assenza di una minima capacità di tolleranza, la mancanza della consapevolezza che il condominio non sia una realtà autoreferenziale, di proprietà esclusiva, ma un complesso di tanti, forse 40-50 appartamenti.
L’ANAMMI ( acronimo per associazione amministratori di immobili) ha individuato una classifica delle motivazioni più frequenti che portano al litigio: le “immissioni” di rumori ed odori, di vario genere( chi non ha mai avuto l’esperienza di condividere il fastidioso ticchettio dei tacchi di qualche “gentile” signora! O lo spostamento di mobili ad orari “proibiti”!); la collocazione non corretta in un’area condominiale di oggetti e mezzi di un singolo condomino, che utilizza quello spazio riservato a tutti quasi fosse una proprietà privata, a lui solo pertinente (l’automobile del recidivo “rompiscatole” parcheggiata in un luogo non autorizzato); i rumori in cortile, magari durante l’orario del silenzio (le “rimbombanti” pallonate sul muro calciate dal simpatico, si fa per dire, ragazzino ipervivace); l’innaffiatura del vicino sottostante a causa di piante gocciolanti o di bucato, probabilmente, non centrifugato, nonchè lo sbattimento di tappeti e di tovaglie che fanno piovere di tutto; la mancanza di “educazione civica” del solito fumatore “distratto” che con assoluta nonchalance getta i mozziconi dalla finestra. Ed altro ancora…
Certo che oggi, a fronte di queste numerose e complesse dinamiche di “sofferenza condominiale”, si richiedono inevitabilmente amministratori sempre più preparati e competenti che siano anche buoni “psicologi”, in grado di gestire in modo propositivo una riunione, che sappiano comunicare in forma assertiva, che siano in grado di appianare le tensioni tra vicini di casa, ricorrendo, nella necessità, a specifiche strategie di negoziazione.
Del resto, amministrare un condominio oggi è molto più impegnativo di un tempo. Non per niente con la riforma condominiale, si impongono agli amministratori una formazione sempre più adeguata ed un costante aggiornamento (la legge 220 del dicembre 2012 richiede che i nuovi amministratori abbiano frequentato un corso di formazione iniziale e lo svolgimento di attività di formazione periodica in materia di amministrazione condominiale).

Claudio Riccadonna Ala

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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