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Da: Informazioni Alberto Bova
Italia in Comune ha presentato nella serata di ieri 26 aprile i punti del programma elettorale dedicato allo Sport. A relazionare ad una sala piena fino all’ultimo posto, sono stati il candidato Sindaco Alberto Bova e i candidati al Consiglio Comunale Fabrizio Berveglieri, Claudio Trombetta, Maurizio Vandelli, Raffaele Verrigni e Daniele Zabbari.

L’intero programma – che verrà presentato a breve – ha un pensiero cardine, che lo permea in tutte le sue parti: “aiutare gli ultimi – illustra il candidato Sindaco Alberto Bova – affinchè non restino sempre ultimi ed abbiano invece le stesse opportunità di tutti”. E lo Sport non fa certo eccezione. Il progetto di Italia in Comune è infatti quella di proporre un prezzo politico per permettere l’accesso all’attività sportiva davvero a tutti: “attraverso la dichiarazione ISEE – chiarisce Bova – bisogna individuare le famiglie in situazioni economiche più disagiate per poter intervenire tramite una collaborazione con i Servizi alla Persona e le società sportive così da permettere a tutti l’accesso allo sport”.

Lo Sport è strumento importantissimo di integrazione “perché stando insieme si promuove la conoscenza e il rispetto di culture diverse” ma è anche un fenomeno sociale con valenza economica e Italia in Comune ritiene necessaria una gestione delle risorse attraverso un piano strategico: lo evidenzia Daniele Zabbari, proponendo “una mappatura degli impianti cittadini e la creazione di uno Sportello dello Sport per poter individuare le priorità di intervento, evitando una concessione a pioggia delle risorse”.

L’impegno sarà profuso anzitutto ad assicurare la manutenzione ordinaria e l’accessibilità di tutti gli impianti comunali, ma il progetto di Italia in Comune è anche la “costituzione di una seconda Cittadella dello Sport in zona Sud – come spiega nel suo intervento Raffaele Verrigni – con la riqualificazione del Palasilver a struttura polifunzionale”. Si propongono poi interventi alla mobilità e accessibilità dell’area del Parco Urbano con l’istituzione di un servizio di SportBus che permetta a tutti il raggiungimento del Centro Universitario Sportivo, l’implementazione degli impianti all’area aperta e la promozione degli eventi sportivi come indotto per il turismo.

La formulazione delle proposte non prescinde dall’attività sportiva come valore socio-sanitario, “un’esperienza formante, un momento aggregativo dove si insegnano dei valori di convivenza”, come spiega Claudio Trombetta. Italia in Comune crede infatti che lo sport con “il suo rigore e il suo metodo”, illustra il prof. Maurizio Vandelli, “debba essere un’opportunità per ogni fascia d’età”, non solo per i giovanissimi ma anche per gli anziani. Imprescindibile per una riorganizzazione dello sport in città deve essere poi il dialogo con le associazioni, cuore pulsante del mondo sportivo, per “agevolare la burocrazia – evidenzia il prof. Federico Berveglieri – e sviluppare le potenzialità di ogni associazione”: l’obiettivo è infatti la costituzione di una rete di territorio attraverso la quale promuovere la partecipazione nella città favorendo la coesione sociale.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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