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da: organizzatori

Giovedì 28 maggio, ore 20.30, all’Auditorium Liceo Carducci (via Canapa 75-77) Ferrara

Il progetto Dante prosegue anche per il 2015 il percorso intrapreso negli anni precedenti all’interno della grande tragedia greca. Dopo il biennio di lavoro su “Antigone”, un’altra grande donna resta protagonista dell’indagine di quest’anno: Medea.
Lavoriamo sul mito di Medea utilizzando la fabula originale di Euripide, ma portando in scena parole ispirate ad Heiner Muller ed al suo Medeamaterial.
Il drammaturgo tedesco, alla fine degli anni ’80, riscrisse il mito, ponendo l’accento su Medea in quanto donna tradita, offesa, umiliata e concentrando anche molto del suo scritto sulla dimensione del potere che accompagna la vita e le gesta di Giasone.
La madre/assassina resta, ma ne rintracciamo le radici, le origini, che la muovono verso il gesto efferato: l’omicidio dei figli.
Giasone insegue il Potere e non si fa scrupolo di abbandonare la moglie Medea.
Lei ha tradito, per lui, la propria gente, ha abbandonato la sua terra natia, e per tutto questo tempo è sempre stata considerata “la straniera”, la strega di Corinto, l’unica donna che camminava a testa alta, come gli uomini, le madre, lei donna, lei assassina; lei, ora, è condannata.
Questa visione, “al femminile”, è feconda in altre parole che ci accompagnano: sempre dalla Germania, Christa Wolf e la sua Medea.

Ancora una volta l’indagine nel tragico e nella tragedia ci porta “terribilmente” a confrontarci con la contemporaneità. I ragazzi, seppur giovanissimi e molto spesso sprovvisti di conoscenze letterarie e/o storico-filosofiche necessarie per affrontare adeguatamente il tema, ebbene proprio loro sembrano invece riuscire ad intuire il senso profondo della tragedia.
E’ un livello intuitivo, epidermico inizialmente, che poi si scatena nei loro corpi, e li muove.
E’ come se, quasi “animalescamente”, il tema tragico li colpisse ancor prima che a noi adulti, muniti di strumenti intellettuali.
L’essenza del tragico e della tragedia sono riversati dai ragazzi, sulla scena, con una dose di verità e di attualità incredibili.
Lo stupore che mi conduce, ogni volta, nel lavoro con loro, è proprio quello di osservare come la durezza del tema, delle parole, delle invenzioni sceniche utilizzate, li sproni e coinvolga maggiormente che testi e temi più semplici.
E’ come se la sfida che raccolgono gli permetta di manifestare realmente le loro potenzialità e dia loro la possibilità di gridare al mondo le loro urgenze.

Colchide, tanto tempo fa.
Giasone e i suoi Argonauti riescono nell’impresa del rapimento del vello d’oro. Loro aiuto indispensabile si rivela Medea, che con loro fugge, innamorata di Giasone.
Corinto, un po’ di anni dopo.
Giasone insegue il Potere e non si fa scrupolo di abbandonare la moglie Medea per sposare Glauce, giovane principessa dalle “ginocchia lisce”.
E decide che i due figli avuti da Medea dovranno restare a corte.
Medea, la barbara, la straniera, l’unica donna a camminare a testa alta a Corinto, come gli uomini, viene esiliata.
Medea, moglie, madre, assassina.
Medea, che concentra nei suoi occhi la luce della rivolta, o della vendetta.
Intorno, il silenzio, ingombrante, di chi non ce la fa a sollevare lo sguardo e parlarle guardandola dritta negli occhi.

Con:
Camilla Monticelli Fagioli, Tieghi Eleonora, Buccino Chiara, Daniela Barletta, Luca Bassini Federica Russo, Linda Soncini, Irina Perrone, Zappaterra Manuel, Giulia Leopardi, Maria Teresa Gallo, Sara Soriente, Federica Pinca, Rizzati Edoardo, Joseph Ragnedda, Elia Franchini, Matilde Buzzoni, Stefano Romano, Martina Bolanos, Gianluca Setti, Nathan Tagliavini Giulia Calzolari, Mattia Centaro, Carlotta Lazzari, Valentina Monatti, Beatrice Gallini, Elisa Menegatti, Sofia Jin, Linda Bortolini, Giacomo Vaccari, Sofia Chiotto

Drammaturgia e regia: Eugenio Sideri

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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