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da: organizzatori

Accoglienza ed affiancamento al dolore nella gestione dei servizi funerari.

Il nostro lavoro, il lavoro dell’impresario funebre rientra, in relazione all’approccio psicologico con la morte, tra le professioni “d’aiuto”, che sono di supporto tra quelle che possiamo definire come le “neccessità della vita”. Con questo termine intendiamo tutte le professioni che sostengono le persone in condizioni di difficoltà esistenziale, sociale e psicologica, che tendono al miglioramento della qualità della vita e della salute mentale e sociale dei singoli e delle comunità.

Un lavoro – il nostro – che dovrà presto confrontarsi con l’attualità di pratiche e procedure moderne al fine della possibilità di preparazione della salma per un più dignitoso ricongiungimento, commiato ed elaborazione del lutto da parte dei famigliari. Professione che dovrà dotarsi di nuove conoscenze e competenze specifiche per poter dialogare con le richieste e necessità di comunità provenienti da ogni latitudine.

La gestione del servizio funebre diventa allora un momento estremamente delicato in cui la relazione con le persone (anziani, bambini, amici, caregiver, genitori e figli) che subiscono una perdita in diversi momenti immediatamente successivi all’evento luttuoso diventa cruciale, così come importante diventa la riflessione e la condivisione sulle proprie difficoltà e reazioni emotive che emergono in queste situazioni e la necessità di essere accompagnati nell’accoglienza del dolore e nella comunicazione con l’altro, dovendo gestire al tempo stesso l’operatività del nostro lavoro.

Il corso
Acquisire e sviluppare le competenze per supportare la famiglia, in concomitanza del decesso, nelle fasi della veglia funebre, dell’ossequio alla salma, in quella del commiato, dell’arrivo al cimitero o al luogo di cremazione, nell’ottica della valorizzazione di qualità nel servizio funebre totale.
Il corso si propone di fornire strumenti per apprendere i linguaggi della ritualità, e soprattutto acquisire metodologie e strumenti per supportare il dolente ad essere il protagonista della cerimonia e poter vivere il proprio sentimento.

Metodologia: 5 incontri di formazione della durata di 2 ore, condotti con modalità interattiva

Destinatari: operatori dei servizi funebri, operatori addetti all’organizzazione del funerale e altrasporto.

Primo incontro – Accoglienza dei familiari
La comunicazione con i familiari affrontando il dolore del lutto con Sé e con gli altri.

Secondo incontro – La scelta del servizio funebre
La gestione commerciale nel rispetto e comprensione del dolore della perdita.

Terzo incontro – L’accompagnamento e il trasporto a domicilio
I luoghi del lutto: accompagnare il servizio funebre nell’intimità della casa.

Quarto incontro – Comportamento e comunicazione in situazioni particolari
Il comportamento e la comunicazione con i familiari in casi di morti violente ed improvvise
Il comportamento e la comunicazione con bambini e adolescenti che affrontano un lutto.

Quinto incontro – Comportamento e mediazione culturale di fronte a credi e riti diversi
Quali le competenze da acquisire per supportare la famiglia, in concomitanza del decesso di fronte alla richiesta di cerimonie funebri non religiose o di credi diversi.

Promosso da:
– AMSEF Onoranze Funebri, Ferrara www.amsef.it
– Pazzi Onoranze Funebri, Ferrara www.pazzionoranzefunebri.com
– Uniques, Pordenone www.uniquesweb.it

In collaborazione:
– Università degli Studi di Ferrara, Uno Sguardo al cielo, Ferrara

Presenti per:
– Pazzi Onoranze Funebri: Michela Pazzi,
– Amsef, Onoranze Funebri: Paolo Panizza, Direttore e Giancarlo Scarpante Direttore Tecnico
– Uniques: Omar Cescut, Alessandro Prosdocimo

In Foto: Alessandro Prosdocimo, Omar Cescut, Michela Pazzi, Paolo Panizza

Per Informazioni:
Uniques srl
Polo Tecnologico di Pordenone “Andrea Galvani”
via Roveredo 20b, 33170 Pordenone – Italia
Cel. 349 2933453
specialcare@uniquesweb.it
www.uniquesweb.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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