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Da: Ibs+Libraccio

Sabato 30 marzo alle ore 18:00, presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino,Libreria Ibs+Libraccio di Ferrara.
Matteo Bianchi presenterà il libro “Fortissimo” (minerva).

Dialogherà con l’autore Roberto Pazzi

Tra un Fortissimo e un Mezzo piano, Matteo Bianchi compone la sua personalissima sonata sul tema – prediletto – della passione amorosa, scandita in movimenti ora lenti e indugianti, ora nervosi e taglienti, fra malinconia, tenerezza, insofferenza, azzardo. Se nella prima parte si affida alla forma diaristica – con schegge narrative di raffinata complessità –, nella seconda declina il verso libero con la libertà dell’estro e dell’intelligenza che da tempo gli conosciamo, inanellando dialoghetti di sospesa intensità, figure che si cercano e si perdono, gli oggetti della vita di ogni giorno: un bollitore per il tè, il fumo di una sigaretta, «due bottiglie / destinate a essere buttate». Alle origini di questa poesia è forse una ferita, il sentimento di una perdita irreparabile, di un «vuoto sconosciuto», cui nondimeno corrisponde l’aspirazione a una pienezza di vita, al «frammento che porta dentro / l’intero». Rispecchiandosi nelle figure lontane del mito, nelle loro vicende esemplari (Orfeo, Psiche, Prometeo, Ulisse, Orlando pazzo per amore, Romeo), ma anche in figure storiche di dolorosa umanità come Cesare Pavese, il giovane Matteo sembra giungere a una sorta di primo consuntivo della propria vita, non solo poetica, nell’urgenza di un dato esistenziale che non vuole ripiegarsi su se stesso, ma farsi moralità, pietas, memoria, ostinata volontà di conoscenza: «Io ti ripetevo che il poeta / deve camminare. / Non stancarsi subito / di tornare indietro, / riattraversare la stessa porta, / reduce delle stanze / quando scappa di casa».

GIANCARLO PONTIGGIA

MATTEO BIANCHI, 32 anni, si è specializzato in Filologia moderna a Ca’ Foscari sul lascito lirico di Corrado Govoni. È libraio, giornalista pubblicista e collabora con varie testate del Gruppo Gedi, con “Leggere:tutti”, “QuiLibri”, “Poesia” e Punto. Almanacco della poesia italiana. Ha pubblicato le raccolte Fischi di merlo (Edizioni del Leone 2011, Premio Rabelais, Premio Turoldo), L’amore è qualcos’altro (con Alessio Casalicchio, Empirìa 2013), La metà del letto (Barbera 2015, Premio Metauro, Premio Città di Sassari, Premio Graziano) e la plaquette Un’ombra in due (L’Arca Felice, 2014), in parte interpretata dal cantautore Germano Bonaveri.

È stato presentato su “Gradiva” (State University of New York) sia da Giancarlo Pontiggia sia da Francesco Scarabicchi. Suoi versi sono apparsi sulle antologie Quadernario (a cura di M. Cucchi, LietoColle 2016) e Il silenzio acuto del mattino (a cura di G. Sica, Giulio Perrone 2012), sulle riviste “L’immaginazione”, “Soglie”, “Capoverso”, “La Clessidra” e “Il Filorosso”. Suoi contributi critici, invece, su “Il Ponte”, “Semicerchio”, “Letteraria”, “Il Segnale” e “Atelier”, di cui ha curato il monografico sulla poetica di Anna Maria Carpi (n. 73, marzo 2014). È stato tradotto in tedesco da Ingrid Ickler per la Regione Assia, in francese sulla “Revue Verso” (Lucenay), in olandese da Benjamin Jago Larham per il Conservatorio Reale (l’Aia), in spagnolo su “Funciòn Lenguaje” (Madrid) e su “Vallejo & Co.” (Perù). Ha composto il primo excursus sulla poesia contemporanea a Ferrara, I poeti del Duca (Edizioni Kolibris, 2013). È membro del comitato scientifico della Fondazione “Giorgio Bassani”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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