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Torino, 1 febbraio 2022 – Nell’ultimo anno, le imprese agricole dell’Emilia-Romagna hanno nel complesso consolidato la loro attenzione alla sostenibilità. E insieme alla gestione degli impatti ambientali e sociali, molte investono sulla valorizzazione del capitale umano e la qualità dell’occupazione: tanto che il 31,2% – quasi una su tre – è impegnata a offrire rapporti di lavoro stabili e a favorire la presenza di donne e giovani al suo interno.
Lo evidenzia la seconda edizione del Rapporto AGRIcoltura100, progetto pluriennale promosso da Reale Mutua in collaborazione con Confagricoltura e realizzato da Innovation Team del Gruppo Cerved per valorizzare il contributo del settore al rilancio sostenibile dell’Italia.
La ricerca ha indagato l’impegno ESGD delle aziende agricole del Paese nei diversi ambiti della sostenibilità – E (Environment – ambientale), S (Social – sociale), G (Gestione – gestione dei rischi e delle relazioni), D (Development – qualità dello sviluppo) -, dedicando un focus specifico all’Emilia-Romagna. Numeri alla mano, un’azienda agricola su due (50%) nella regione ha un livello generale di sostenibilità alto o medio alto: un dato che mette l’agricoltura dell’Emilia-Romagna sopra la stessa media nazionale (49,1%).
Il maggiore impegno delle aziende agricole della regione si conferma nella sostenibilità ambientale, con ad esempio un 64,4% che concentra importanti sforzi nel controllo e riduzione delle emissioni. Notevole anche l’impegno nella sostenibilità sociale: qui a farla da padrona sono soprattutto le iniziative a sostegno dei diritti e della conciliazione tra vita lavorativa e familiare, dove ancora una volta le aziende locali spiccano sulla generalità di quelle italiane (43% contro 37%). Discorso simile per la gestione dei rischi, dove ben l’84,9% si tutela con polizze assicurative (in Italia lo fa il 76,5%) e un ulteriore 48,3% è impegnato nella valorizzazione dei rapporti con la comunità locale.
Ma è nella qualità dello sviluppo che emergono alcuni tra i dati più interessanti. Il 31,2% delle imprese regionali investe in un’importante qualità dell’occupazione. Una quota non dissimile (29%) si è anche resa fortemente competitiva sul mercato, presidiando con efficacia i canali distributivi e integrando attività diverse da quelle primarie.
Questi aspetti sono complessivamente correlati al livello di sostenibilità: le imprese più sostenibili hanno anche la migliore qualità dell’occupazione e alti livelli di innovazione e competitività. In altre parole, conferma la  seconda edizione del Rapporto, scaricabile dal sito www.agricoltura100.com, investendo in sostenibilità le imprese agricole generano un impatto positivo sull’ambiente e la società e insieme rafforzano il proprio business.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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