Croci nella neve, lumini accesi, peluche colorati. Sul limitare di un bosco, accanto a un parcheggio o nell’aiuola di fronte a un condominio di periferia. A Kirov,Ulyanovsk, Kaluga, Volgograd, Krasnodar, Nizhny, Tagil, Seversk, Ekaterinburg, Ufa, Vladivostok e altre città della Russia.
Sono i “memoriali” di Mariupol 5000, per ricordare le vittime e chiedere la fine del conflitto in Ucraina.
Le fotografie delle iniziative, individuali o di gruppo, “almeno 350” secondo il Feministskoe Antivoennoe Soprotivlenie, rete femminista russa contro la guerra, sono state diffuse viaTelegram.
“Uccisi 5mila abitanti pacifici” si legge sul legno di una croce conficcata nella neve accanto a un mazzetto di fiori gialli e blu, i colori della bandiera ucraina: “Nei nostri cortili giocano i bambini, mentre a Mariupol nei cortili seppelliscono le persone”.
Almeno cinquemila sarebbero le vittime dei raid e dei combattimenti nella città in riva al mar d’Azov, stando a un bilancio diffuso alcuni giorni fa da Tetyana Lomakina, dirigente ucraina responsabile dei corridoi umanitari organizzati per mettere in salvo i civili.
Secondo il Feministskoe Antivoennoe Soprotivlenie, dall’inizio del conflitto il 24 febbraio crimini di guerra non sono stati commessi solo a Mariupol.
“Ci sono i civili uccisi a Bucha,Nikolaev, Irpin e altre città” denunciano le attiviste.
“È un dolore enorme e irreparabile, una distruzione totale, una disumanità mostruosa, un crimine terribile e continuo, che dobbiamo testimoniare per tutti coloro che vivono qui vicino a noi”. Su Telegram si legge ancora: “Bambini uccisi, assassinii di civili con le mani legate dietro la schiena, donne violentate: ecco cosa sono la guerra, la lettera ‘Z’, il governo, l’esercito”.
E poi: “Nessuna croce e nessuna manifestazione metterà fine ai crimini di guerra, ma potrà almeno fermare i crimini commessi dalle persone nei propri cuori”.
Quella documentata dal Feministskoe Antivoennoe Soprotivlenie è una delle tante iniziative di protesta segnalate in Russia dopo l’inizio del conflitto.

Il contesto nazionale resta però segnato sia da un ridursi degli spazi di libertà di espressione sia da un sostegno diffuso al governo.
Secondo un sondaggio pubblicato in settimana a Mosca dal Centro Levada, etichettato dall’esecutivo come “agente straniero” perché riceve anche finanziamenti dall’estero, l’indice di approvazione per le scelte del presidente Vladimir Putin è passato dal 71 per cento di inizio febbraio all’83 per cento, il livello più alto da anni, paragonabile a quello raggiunto nel 2014 con l’annessione della Crimea.