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A Ferrara in questi giorni si sta compiendo un atto artistico che ha il sapore della libertà e dell’universalità del messaggio di Marielle Franco e della sua lotta per i diritti umani. In viale Krasnodar 217, sulla parete di un palazzo, che è patrimonio di tutta la comunità, la cooperativa Aidel sentieri multimediali e lo street artist Alessio Bolognesi, stanno realizzando un murales affinchè la figura dell’attivista brasiliana Marielle Franco, uccisa in un agguato il 14 marzo 2018, viva per sempre.

Arcigay Ferrara, da sempre impegnata nella lotta per i diritti umani, ha deciso di rendere omaggio a Marielle e agli artisti ferraresi che stanno realizzando l’opera, incontrandosi Sabato 26 Maggio alle ore 11 davanti al murales in fase di realizzazione ( viale Krasnodar 217) e invita tutta la cittadinanza ad unirsi per affermare insieme come la lotta per il riconoscimento dei diritti della persona e la tutela delle minoranze, dei più deboli, degli emarginati non sarà mai arrestata, nemmeno con la violenza.

Stiamo vivendo un epoca storica di grandi contrasti, la conquista di nuovi diritti, come è avvenuto anche nel nostro Paese rispetto ai diritti delle persone Lgbti, dà vita a nuovi rigurgiti reazionari, a nuove e vecchie forme di violenza.

Marielle, donna, lesbica, attivista era ed è un esempio per tutti noi e il suo coraggio e il suo messaggio vivrà per sempre. Ora anche sui muri di questa città, grazie ad Aiedel sentieri multimediali e all’artista Alessio Bolognesi.

Il sit in Inizierà alle 11 e terminerà alle 13. Avremo in mano una foto di Marielle Franco con l’hastag #mariellevive e un fiore. Invitiamo tutti a unirsi a noi.

L’iniziativa è promossa da ARCIGAY FERRARA con l’adesione di
AGEDO
FAMIGLIE ARCOBALENO
AMNESTY INTERNATIONAL
EMERGENCY
LA SOCIETA’ DELLA RAGIONE
UISP
ARCI
ARCI CIRCOLO BOLOGNESI
CGIL
CAM
COMPAGNIA TEATRALE FA’ BRODWAY

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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