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da: ufficio stampa e comunicazione Cia Ferrara

rande partecipazione alla manifestazione “Ei fu siccome immobile” organizzata da Cia, Confagricoltura e Copagri in contemporanea a Bologna, Roma e Catanzaro con presidi in tutti Italia.

FERRARA – “O meno burocrazia o ce ne andiamo via!” e “Non facciamoci spennare come polli!” sono alcuni degli slogan che hanno accompagnato i mille agricoltori di Cia – Agricoltori Italiani, Confagricoltura e Copagri che sono arrivati a Bologna oggi, 5 maggio, per la manifestazione “Ei fu siccome immobile”. Una mobilitazione pacifica che si è svolta in contemporanea a Roma, Catanzaro e in diverse città italiane per sollecitare le istituzioni e l’opinione pubblica sul peso enorme ed insostenibile della burocrazia, sui ritardi dei pagamenti dei contributi Pac e sulle iniquità dei prezzi pagati all’origine.

Per dire basta a questa situazione sono arrivati anche molti agricoltori da Ferrara, una provincia a vocazione agricola fortemente colpita dal pantano burocratico che sta letteralmente uccidendo la capacità di reddito e di innovazione delle aziende. «Oggi siamo in piazza – spiegano Cia, Confagricoltura e Copagri di Ferrara – perché dal 2000 ad oggi hanno chiuso in Italia oltre 310 mila imprese agricole. Una vera e propria strage del primario dovuta a molti fattori: ritardi nei pagamenti comunitari, la burocrazia asfissiante, i prezzi all’origine in caduta libera e le vendite sottocosto, le incognite dell’embargo russo, gli investimenti bloccati, la difesa del “made in Italy”, la cementificazione del suolo, l’abbandono delle aree rurali e, non ultimo, i danni da fauna selvatica. Tanti, troppi problemi burocratici, amministrativi e di mercato che rendono il lavoro degli agricoltori un percorso a ostacoli. Allora viene da chiedersi quanto possiamo resistere se le pere sono pagate 0,40 €/kg all’origine e vendute a oltre due euro? E se il prezzo del latte alla stalla è di 0,33 €/l e si vende a 1,70€/l? Un differenziale che pesa sulle aziende ma anche sul consumatore che dovrebbe essere qui e manifestare insieme a noi a perché il default del settore lo riguarda da vicino per i prezzi troppo alti che paga e la qualità del cibo che consuma.» In piazza, insieme ai manifestanti anche l’on. Paolo De Castro della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue che ha sottolineato il suo costante impegno per ridurre il peso burocratico sulle aziende agricole e l’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli che si è impegnata per: «Mettere a disposizione la nostra esperienza per accelerare l’applicazione del piano Mipaaf “Agricoltura 2.0” e per la riforma di Agea». Al termine delle manifestazione è stato consegnato alle istituzioni un “documento-piattaforma” con proposte concrete a sostegno del settore. «Occorre – concludono le organizzazioni agricole – agire per modificare la Pac e ripensare radicalmente al suo futuro: accrescere i pagamenti accoppiati ai settori in crisi, rivedere il greening, semplificare gli strumenti di gestione del rischio per tutelare il costante crollo dei prezzi. Serve, inoltre, una filiera agricola che crei valore distribuito equamente tra tutte le sue componenti per rilanciare un settore fondamentale per lo sviluppo economico italiano.»

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CIA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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