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Comunicato stampa Nursing Up.

Sanità, Infermieri Nursing Up, De Palma «Dobbiamo prendere in mano il nostro futuro e diventarne protagonisti. Alveo autonomo di contrattazione e vera libera professione: chi tiene alle professioni infermieristiche e sanitarie si batte per questo».

Quali prospettive di sviluppo per la professione infermieristica? Le riflessioni del Presidente De Palma nel vertice del 13 maggio con gli altri sindacati di categoria organizzato dalla Cnai. 

14 MAG 2021 – C’è qualcosa che non torna nel modo in cui la professione infermieristica rappresenta oggi le proprie complesse istanze alle istituzioni. E’ necessario che chi parla a nostro nome e per nostro conto, comprese le istanze pubbliche che rappresentano la professione ai vari livelli, dia conto ai professionisti del loro agire e soprattutto porti risultati tangibili.

Perchè la nostra professione sembra ferma al palo rispetto ai traguardi che potrebbe ottenere?

Non c’è una legge che impedisce di fatto agli infermieri di svolgere attività per così dire “innovative”, ovvero che non rientrano nello stretto perimetro di quelle funzioni che i nostri professionisti svolgono di prassi: per altro una delle norme principali di riferimento, la legge 42/1999, individua in modo specifico i criteri limite entro i quali il professionista si muove, e stabilisce che tutto ciò che fa parte del bagaglio formativo e curriculare che gli infermieri vantano, agito nel rispetto del codice deontologico e del profilo professionale, consente loro di assumersi specifiche responsabilità . Parliamo di responsabilità che vanno ben oltre quelle che agiamo nella nostra limitata quotidianità operativa e di discutibili modelli organizzativi, parliamo di prassi obsolete e medico centriche. 

Si signori, avete capito bene, non si tratta di un problema di leggi che mancano, ma bensì di lobbies, e questo va detto senza nascondersi: i medici riescono ad ottenere ciò che chiedono perchè sono stati in grado di esprimere referenti politici negli ambienti che contano, noi infermieri invece non siamo stati capaci di farlo, per lo meno non come avremmo potuto e/o dovuto.

Accade così, che ogni volta che legittimamente avanziamo ipotesi innovative di esercizio professionale, ne consegue una levata di scudi, con i medici che sollevano le armi e che gridano alla lesa maestà. 

Questo non è più accettabile. Ora tocca a noi, il futuro è a portata di mano, a patto di essere capaci di “dare corpo e sostanza alle norme che già esistono”. Ma per fare questo, le istanze rappresentative della professione, in particolare quelle che si confrontano ogni giorno con il Governo, dovranno avere, da un lato il coraggio e la forza necessari per sostenere fino in fondo la crescita e la valorizzazione della nostra categoria, dall’altro la determinazione e la competenza per opporsi alle apodittiche e precostituite posizioni delle lobbies.

Per quanto ci riguarda, come sindacato chiediamo al Governo di riconoscere la competenza infermieristica attraverso una valorizzazione contrattuale della categoria. Ci siamo confrontati con il Comitato di Settore per far sì che la struttura contrattuale degli infermieri sia uniformata a quella della dirigenza.

Chiediamo nelle piazze, e da mesi, un alveo autonomo di contrattazione. 

Che si chiami area o sezione per noi poco conta, purché si tratti di un ambito di trattativa riservata e finanziariamente autonoma, dove il personale delle professioni infermieristiche possa trattare in autonomia con la controparte pubblica. Ne hanno beneficiato già i medici, quando sono usciti dal calderone del comparto, accadrà di certo in positivo anche per noi.  

Per questo, lo ribadiamo, un contratto autonomo degli infermieri è doveroso e lotteremo strenuamente per ottenerlo. Auspichiamo che il nuovo contratto, finalmente, garantisca all’infermiere che combatte ogni giorno per la salute del cittadino, uno stipendio degno di tal nome e a tal riguardo, l’indennità di specificità infermieristica per la quale abbiamo lottato e che abbiamo ottenuto dovrà essere rimpinguata.

Non dimentichiamo poi quanto ci sta a cuore la necessità che la libera professione sia allargata a tutte le attività che gli infermieri possono svolgere e che non sia limitata alla sola realtà vaccinale del Covid. Così che si creerà, ad esempio, finalmente, un filo conduttore solido tra sanità pubblica e privata, permettendo agli infermieri dipendenti di andare in soccorso di quelle realtà private come le Rsa italiane, che negli ultimi mesi più che mai versano in difficoltà enormi per le fughe di personale sottopagato e costretto a turni massacranti».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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