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FERRARA, 7 dicembre 2021 – Si sono spente le luci sulla quarta edizione di FuturPera, il Salone
internazionale della pera che ogni due anni si tiene a Ferrara presso Fiere Congressi e che vede riunite le più importanti realtà imprenditoriali della filiera pericola. Il comparto frutticolo sta attraversando una crisi produttiva e reddituale senza precedenti che tocca tutte le aziende frutticole e FuturPera è stata
l’occasione importante per confrontarsi sul futuro di una produzione della quale Ferrara ne è da sempre
leader produttivo. Confagricoltura Ferrara, Cia-Agricoltori Italiani e Copagri Ferrara hanno scelto di
partecipare insieme a FuturPera con uno spazio comune, per condividere progetti, problematiche e
informazione tecnica sulla frutticoltura. Le tre organizzazioni hanno incontrato i loro associati e altrettanti
sono stati i convegni organizzati per discutere di produzione, eccellenze locali, clima, gestione delle acque e irrigazione, marketing territoriale con la partecipazione di importanti ospiti e tecnici. Sabato 4 dicembre il convegno “La pera tra passato glorioso e rischio estinzione” ha concluso la tre giorni con gli interventi di Sergio Tagliani, coordinatore del Gie (Gruppo Interesse Economico) di Cia Ferrara, del Direttore di Confagricoltura Ferrara, Paolo Cavalcoli, di Copagri, Sabrina Maresta e di Elisabetta Moscheni, Presidente sez. Frutticola di Confagricoltura Ferrara. Accorato il suo appello affinchè non venga disperso quel patrimonio frutticolo che tanto benessere ha portato all’intero territorio.
“Il comparto frutticolo, che tra attività dirette e indirette dà occupazione a migliaia di addetti, negli ultimi
20 anni ha visto ridursi drasticamente le superfici – ha detto la Moscheni – a causa di cambiamenti climatici, ambientali e agronomici. Le gelate tardive insieme al problema della cimice asiatica e alla maculatura bruna stanno mettendo a dura prova la tenuta dell’intero settore frutticolo del ferrarese. È giunto il momento di dare valore all’intero settore agricolo con l’applicazione e sviluppo delle biotecnologie che ad oggi rappresentano l’ultima frontiera per combattere le patologie che stanno minando il nostro comparto. Non esistono ricette miracolose – ha aggiunto la presidente Moscheni – ma certo è che urgono risorse economiche immediate perché dopo tre anni di mancato reddito le imprese sono allo stremo. Dobbiamo scongiurare il rischio di estinzione della nostra frutticoltura e il sostegno alle imprese agricole faciliterebbe anche il ricambio generazionale, i nostri giovani sono oggi scoraggiati dalla mancanza di redditività e di certezze e il ricambio porterebbe nuova linfa per il futuro”. E’ poi salito sul palco Adriano Facchini, vice presidente sezione Ambiente-Bioeconomia di Confagricoltura Ferrara e agronomo esperto di marketing agroalimentare che, rifacendosi alle storiche “cattedre ambulanti” ha portato la sua professionalità con un progetto al servizio del territorio. Ciò che ha fatto la differenza di questo convegno è stato l’approccio alla filiera con una visione sociale, non solo economica. Non è stato un caso che il folto pubblico fosse rappresentato oltre che da frutticoltori, da proprietari di imprese agroalimentari, medici, architetti, docenti universitari, stampa specializzata, pittori, fotografi; un mix qualitativo di professionalità unite dalla volontà di creare sinergie innovative e fruttuose, insieme per il futuro nell’ottica di sinergia e coinvolgimento tra persone e prodotti, tra tecnici e creativi, tra arte, scienza e innovazione. “Mai come in questi anni di Pandemia è stato così chiaro il messaggio che solo insieme si potrà ancora immaginare il futuro salvaguardando le nuove generazioni”, ha chiosato Adriano Facchini.
Tra gli ospiti dell’incontro il professor Gianni Cestari che ha fatto omaggio di un suo quadro dedicato alla
pera e alla sua simbologia. Un momento alto e di particolare interesse si è avuto grazie all’intervento di
Valeria Tassinari, docente di Storia dell’Arte e critica d’arte moderna e contemporanea che in maniera assolutamente coinvolgente ha presentato la storia della pera nell’arte, dalla preistoria ai giorni nostri. Al termine di tutti gli appuntamenti non è mancata una degustazione di prodotti tipici; un omaggio particolare alla Vassalli Bakering che per l’occasione, oltre al ricchissimo buffet, ha presentato ‘Perizia’, una torta alla pera e cioccolato e altri prodotti con la regina del nostro territorio.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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