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da: ufficio stampa Coldiretti

Tonello: confermata nostra posizione, salvo 50% Plv agricola regionale

Dopo le tante battaglie condotte da Coldiretti Emilia Romagna per dimostrare che la zootecnia non è la fonte di inquinamento dei nitrati nelle falde acquifere, accogliamo positivamente la Road Map per arrivare in tempi brevi alla revisione delle zone vulnerabili ai nitrati. E’ quanto afferma il presidente di Coldiretti Emilia Romagna nel commentare positivamente la proposta congiunta dei ministri dell’Agricoltura, Maurizio Martina e dell’Ambiente, Gianluca Galletti di accelerare i tempi e prevedere la presentazione il 17 marzo prossimo da parte delle Regioni interessate delle proposte per la revisione delle zone vulnerabili, a seguito del confronto tecnico anche con gli assessori all’ambiente delle Regioni.
“La metà dei 4.000 milioni di Euro della Plv agricola dell’Emilia Romagna – commenta Tonello – è costituito dagli allevamenti il cui futuro dipende in larga parte dalla Road Map, in particolare per quanto riguarda i prodotti di eccellenza, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma al culatello di Zibello. Già tre anni fa uno studio dell’Università di Ferrara, svolto nell’ambito del progetto europeo Eu.Water, dimostrava che lo spandimento dei concimi organici non aumenta l’inquinamento da nitrati, ma anzi lo diminuisce, confermando le posizioni di Coldiretti. Ben venga, quindi, lo studio super-partes dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) che scagiona definitivamente l’allevamento e accerta finalmente la responsabilità nell’inquinamento delle acque sotterranee di settori diversi dalla zootecnia”.
Coldiretti Emilia Romagna – ha proseguito Tonello – prende atto della volontà di rispettare l’accordo “salva stalle” promosso da Coldiretti con i due Ministri interessati e di chiudere entro due mesi l’istruttoria regionale per portare a termine l’operazione verità nella perimetrazione delle aree vulnerabili. “Ci auguriamo – ha concluso Tonello – è che entro il 17 marzo tutte le regioni interessate, Emilia Romagna in testa, possano portare al tavolo di lavoro convocato in sede congiunta dai ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente una propria proposta supportata da idonei dati tecnici così da consentire immediatamente la discussione a livello europeo della nuova delimitazione”.

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COLDIRETTI


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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