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Sviluppo e imprese. Nasce una nuova alleanza, più opportunità di trasferire ricerca e innovazione al tessuto produttivo dell’Emilia-Romagna: accordo Regione-ENEA Tech per investimenti in green e blue economy, automotive, intelligenza artificiale e Big data fino a salute, cultura e turismo. Bonaccini-Colla: “Un ulteriore strumento per far crescere e correre il sistema economico produttivo regionale. Obiettivi, sostenibilità e buona occupazione”.

Sottoscritto oggi un Accordo quadro, il primo in Italia con una Regione, con la Fondazione vigilata dal Ministero dello Sviluppo Economico. Progetti attraverso il Fondo per il trasferimento tecnologico, istituito presso il dicastero, che ha una dotazione finanziaria di mezzo miliardo di euro. Anna Tampieri (presidente ENEA Tech) “Procede spedito il lavoro di rafforzamento del nostro network nazionale di innovazione”.

Bologna – Tecnologie per l’energia pulita, sicura e accessibile, economia circolare ed economia blu, in relazione a tutela e conservazione dell’ambiente marino. Ma anche innovazione nei materiali, digitalizzazione, intelligenza artificiale, big data. E ancora, manifattura 4.0, connettività di sistemi a terra e nello spazio, automotive, mobilitàsostenibile e innovativa, compreso lo sviluppo di motori non inquinanti. Infine, città intelligenti, cultura, benessere e salute.
Sono alcuni degli ambiti e delle attività in cui si svilupperà la collaborazione tra la Fondazione ENEA Tech e la Regione Emilia-Romagna, con il coinvolgimento della società Art-ER.
Oggi la sottoscrizione, la prima in Italia con una Regione, di un Accordo quadro con ENEA Tech, Fondazione di diritto privato vigilata dal Ministero dello Sviluppo economico, la cui missione è investire in tecnologie innovative di interesse strategico nazionale e di scala globale.

L’Accordo punta a sostenere iniziative in materia di ricerca e sviluppo dedicate a imprese che operano nel territorio regionale, in particolare start-up e Pmi innovative, con il coinvolgimento delle Università – con le quali sono previsti specifici accordi -, degli enti di ricerca nonché degli incubatori e acceleratori già presenti. E farlo attraverso le attivitàdi ENEA Tech e del Fondo per il trasferimento tecnologico istituito presso il Ministero, gestito dalla Fondazione con una dotazione finanziaria di 500 milioni di euro. Sui progetti si opererà congiuntamente, nelle forme e nei modi che verranno via via stabiliti con convenzioni operative o accordi attuativi.

“Un ulteriore strumento per far crescere e correre il trasferimento tecnologico della ricerca e dell’innovazione a disposizione del sistema produttivo dell’Emilia-Romagna- affermano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla-. A cui si aggiunge l’opportunità di attrarre ulteriori investimenti che possano generare nuova e buona occupazione. Un tassello che si aggiunge al quadro complessivo degli strumenti già a disposizione per portare alle imprese quanto disponibile sul versante dello sviluppo, dell’innovazione, della conoscenza, dell’attrattività e dell’internazionalizzazione del sistema territoriale”.

“Continuiamo a lavorare un obiettivo per noi prioritario- aggiungono Bonaccini e Colla-: far crescere il sistema economico e produttivo emiliano-romagnolo creando qui condizioni e opportunità strutturali. Soprattutto in settori ad alto valore aggiunto nei quali come Regione abbiamo investito puntando su formazione, ricerca e sviluppo, oltre alla rete regionale dei Tecnopoli, basata sul forte collegamento tra i nostri atenei e il mondo produttivo e l’Emilia-Romagna Data Valley. Questo in una logica di sistema che è quella del Patto per il Lavoro e per il Clima siglato con tutte le parti sociali: una concertazione sulle scelte per una crescita sostenibile che ci consenta di essere fra le aree più innovative e attrattive nel Paese e a livello internazionale”.

Procede spedito il lavoro di rafforzamento del network nazionale di innovazione da parte di ENEA Tech”, dichiara la presidentessa di ENEA Tech, Anna Tampieri. “Siamo contenti di avviare questo importante percorso sinergico con la Regione Emilia-Romagna, testimoniato dall’accordo firmato oggi e da quello recentemente siglato con l’Università di Bologna, con l’obiettivo sviluppare iniziative verticali su ambiti prioritari per il sistema regionale, volti a valorizzare le competenze di eccellenza presenti sul territorio attraverso investimenti congiunti”.

L’Accordo:
Gli strumenti di investimento di ENEA Tech, su iniziative specifiche saranno integrati da misure e strumenti di finanziamento regionali dedicati alla ricerca, al trasferimento tecnologico, alla nascita e sviluppo di nuova impresa innovativa, inclusi quelli finanziati nell’ambito dei Fondi europei per lo sviluppo delle politiche di coesione, sia con riferimento alla fase di chiusura della presente programmazione sia della nuova, 2021-2027, coerentemente con la Strategia regionale di specializzazione intelligente per la ricerca e l’innovazione. Per valorizzare le competenze presenti sul territorio regionale, sono previsti anche investimenti congiunti.

ENEA Tech:
ENEA Tech è una Fondazione che ha lo scopo di promuovere investimenti e iniziative in materia di ricerca e sviluppo e trasferimento tecnologico a favore delle imprese operanti sul territorio nazionale, con particolare riferimento alle start-up innovative. Questo anche attraverso il Fondo per il trasferimento tecnologico (Ftt) istituito presso il Ministero dello Sviluppo economico.
La sua missione, in sintesi, è quella di espandere il tessuto produttivo del Paese e rafforzare le sue filiere, attraverso la leva del trasferimento tecnologico, investendo in tecnologie strategiche di interesse nazionale, per promuovere e anticipare i salti tecnologici. Tra gli obiettivi anche quelli di attrarre ricercatori e scienziati, la valorizzazione dei talenti italiani nonché liberare il grande potenziale inespresso dell’Italia, in sinergia con il settore privato e quello pubblico della ricerca.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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