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da: organizzatori

Presentazione libraria: Le tre fiere di Sara Fantini (Nuovecarte 2015)
Ferrara, palazzo Boncossi – mercoledì 30 settembre 2015 – ore 17

Mercoledì 30 settembre alle ore 17, a Ferrara, nella prestigiosa sede di palazzo Bonacossi, è in calendario la prima presentazione del romanzo di Sara Fantini: Le tre fiere, appena proposto sugli scaffali dalla casa editrice Nuovecarte.
Introdotti dall’editrice, Silvia Casotti, ne parleranno con l’Autrice: Sante Trerè, autore di numerosi saggi sulla lingua e letteratura italiane per le scuole, che ha redatto la prefazione del volume, e Leonardo Punginelli, responsabile dell’Ufficio Giovani Artisti del Comune di Ferrara, accompagnati da letture di brani a cura di Paola Casotti e intermezzi d’arpa di Irene De Bartolo.
Fantini – nata nel 1993 a Castel san Pietro Terme, laureanda presso l’ateneo bolognese con una tesi sulla fiaba e il favoloso in Calvino – si è già distinta come giovane talento letterario in numerosi concorsi e manifestazioni nazionali ed internazionali.
Nel romanzo Le tre fiere amplia e approfondisce la sua ricerca esistenziale e letteraria già tracciata nel precedente Goccia di pioggia partendo da un classico dell’immaginario collettivo occidentale: il personaggio e la fiaba di Cappuccetto Rosso, per sviluppare, in un clima fantasy ricco di tensione e colpi di scena, una storia inaspettata fino alle ultime pagine.
Il racconto, scrive Trerè, si svolge secondo “un procedere incalzante di travestimenti, di trasformazioni, di metamorfosi e di anfibologie, che a volte e solo a posteriori verranno caratterizzate e motivate con chiaro effetto di suspence, di spannug tragica, analoga alla struttura narrativa del giallo. La fiaba, con questa riscrittura postmoderna, viene violentata e cannibalizzata per essere poi riutilizzata con modalità stranianti e dissacranti, facendosi portatrice di nuovi e più attuali orizzonti di senso”.
Al di là di altre trascritture e trasposizioni della fiaba, soprattutto in termini erotico-sessuali, qui ci troviamo di fronte alle riflessioni “di un adolescente dei nostri giorni alle prese con il disadattamento, le difficoltà della crescita, le violenze del quotidiano, l’attuale disorientamento valoriale”.
Tematiche fondanti sono quelle della guerra, del tradimento, del fallimento, così come dell’amicizia e – quasi sottesa – dell’amore, costeggiate da suggestioni-corollario che ampliano e rafforzano l’impianto emozionale che ne fa un romanzo della consapevolezza e della formazione, adatto non soltanto ai giovani lettori, ma che si farà certamente apprezzare anche da un pubblico più adulto e, magari, disincantato.
Per maggiori approfondimenti rimandiamo al sito dedicato: http://nuovecarte/letrefiere.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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