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da: ufficio stampa Crossroads

Mercoledì 27 aprile, la all stars Volcan, una stupefacente parata di stelle del latin jazz, sbarcherà a Imola per il secondo appuntamento del festival Crossroads al Teatro Ebe Stignani (alle ore 21:15). Uno dei membri della formazione originariamente prevista, il percussionista Giovanni Hidalgo, non potrà purtroppo prendere parte al concerto, così come all’intera tournée europea in corso, a causa di una delicata operazione alla mano che lo costringe ora a una lunga convalescenza. Il gruppo si esibirà comunque a Imola, sotto il nome di Volcan Trio, con gli altri membri annunciati: Gonzalo Rubalcaba (pianoforte), Horacio “El Negro” Hernandez (batteria) e Jose Armando Gola (basso). Nonostante l’assenza di Hidalgo, rimane pur sempre un gruppo da mille e una notte del jazz latino. Gli organizzatori di Crossroads (Jazz Network e l’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna), spiacenti per l’assenza di Hidalgo, gli porgono i migliori auguri di pronta guarigione, sperando che possa tornare presto a suonare.
Il concerto è realizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Imola. Biglietti: intero euro 20, ridotto 15.

Solo a nominarli c’è di che tremare. Volcan sta alla musica jazz latina come il Super Bowl a una qualunque altra partita di football. Questo trio va ben oltre l’idea di all star band; piuttosto, è un epico summit di leggende del latin jazz. Con in più l’aspetto giocoso della rimpatriata tra amici: Gonzalo Rubalcaba e Horacio “El Negro” Hernandez (entrambi cubani e nati nel 1963) hanno infatti una storia in comune di lunga data alle spalle. Rubalcaba convocò Hernandez per dare vita a una band quando erano appena ventenni e non avevano ancora lasciato Cuba: era il 1984. Gola, che appartiene a una generazione più giovane, è entrato nell’orbita di Rubalcaba facendo parte del suo quartetto.
Anche se Volcan è ufficialmente un gruppo collettivo, Rubalcaba sembra il suo principale ispiratore. La musica verte infatti sulle sue composizioni, oltre che sulla rivisitazione di temi di Dizzy Gillespie, Chuco Valdès e dei brasiliani João Bosco e Chico Buarque. Non c’è solo Cuba dunque a ribollire nel magmatico cratere di questo esuberante trio.

Informazioni
Jazz Network, tel. 0544 405666, fax 0544 405656,
e-mail: ejn@ejn.it, website: www.crossroads-it.orgwww.erjn.it

Indirizzi e Prevendite:
Teatro Ebe Stignani, Via Verdi 1: tel. 0542 602600. Biglietteria serale giorni di concerto dalle ore 17.
Informazioni e prenotazioni telefoniche: tel. 0544 405666 (lun-ven ore 9-13), ejn@ejn.it.
Biglietteria on-line: www.vivaticket.it, www.teatrostignani.it, www.crossroads-it.org

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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