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da: Movimento 5 Stelle Ferrara

Quale ineffabile alchimia è stata in grado di far confluire nello stesso luogo un dirigente scolastico di istituto comprensivo, un assessore all’urbanistica della giunta comunale e un assegno di 8000 euro staccato dal novello mecenate Mc Donald’s
La magia di tale mirabile sinergia… esiste. E’ stata distillata nelle pletoriche segreterie di partito del mago e apprendista stregone Renzusconi e ha un nome ricco di assonanze: Buona Scuola.
Questa è la causa prima, il vero catalizzatore filantropico che ha permesso ad un istituto scolastico così prestigioso come l’Istituto comprensivo 5 “Dante Alighieri”, il cui Piano di Offerta Formativa si fregia di percorsi didattici ispirati a valori e prassi etici, di essere indirettamente finanziato da una notissima multinazionale del cibo associata nell’immaginario collettivo a valori nutritivi molto lontani, non solo per livelli di colesterolo ma anche quale modello di consumo, da quella sana “educazione alimentare” che proprio i bambini della scuola Dante Alighieri studiano e assimilano fra lavagne luminose e tablet 2.0.
Sentite cosa propone la legge 107 licenziata il 13 luglio 2015, (una legge che di buono ha solo l’aggettivo qualificativo della titolazione, che comunque compare sempre più spesso virgolettato) in tema di finanziamenti, nella sesta sezione. Sentite quali assunti e che premesse: “Le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola”. Ergo: “Sommare risorse pubbliche e interventi privati è l’unico modo per tornare a competere”. Quindi: “ Non c’è nulla da temere dall’idea che , a certe condizioni, risorse private possano contribuire a trasformare la scuola in un vero investimento collettivo”.
Peccato che fra queste condizioni non vi sia quella di un finanziamento “etico” proveniente da realtà private inserite nell’ambiente in modo eco-compatibile. Invece, beata incongruenza della Buona Scuola, l’istituzione di Via Camposabbionario usufruisce di un finanziamento del più grande produttore mondiale di cosiddetto “junk food”.
Del resto, sempre nelle sesta sezione del miracolo legislativo citato si legge: “Anzitutto, per le scuole deve essere facile, facilissimo ricevere risorse”. E cosa c’è di più facile che raccogliere scontrini di Mc Donald’s e registrarne in rete il numero di codice? E più scontrini si registrano più è facile avere soldi per una scuola sempre più povera eticamente e culturalmente ma sempre più ricca di neologismi anglosassoni che abbondano nel mirabile corpus legislativo. Citiamo letteralmente: School Bonus; School Guarantee; Crowdfunding; Matching Fund; Social Impact Bonds, che più americani di così… c’è solo Mc Donald’s. Chissà cosa ne avrebbe pensato Don Milani. E Dante Alighieri? Forse avrebbe ipotizzato una sezione purgatoriale supplementare per gli abusatori di prestiti linguistici.
Si badi bene: non intendiamo criminalizzare alcuno, e ci rendiamo perfettamente conto della contraddizione fra la necessità di finanziamenti che ha la scuola statale e l’incentivo alla corsa verso i supermercati o le multinazionali come fonte di supporto economico. Non abbiamo mai detto che “l’Istituto avrebbe addirittura obbligato le famiglie ad andare a mangiare da Mc Donald’s”, né che “l’Istituto ha stretto un accordo con Mc Donald’s”, come ingiustamente ci accusa il Preside Urbinati. Ma non possiamo accettare le affermazioni della Dottoressa Pellicioni, Presidente del Consiglio d’Istituto, quando dice che “l’Istituto non ha partecipato ad alcuna iniziativa promossa da Mc Donald’s” e che “non ha in alcun modo caldeggiato o sostenuto l’iniziativa”. Se Scuola e Amministrazione sono estranei al premio e non intendono in alcun modo sostenere un modello alimentare o promuovere alcun marchio, come mai Preside, Presidente del Consiglio d’Istituto e Assessora all’Urbanistica hanno sentito il bisogno di prendere parte alla premiazione, che non avrebbe dovuto riguardarli affatto, e farsi fotografare tra palloncini colorati, il titolare del punto vendita di Piazza Trento e Trieste e il gigantesco assegno con tanto di marchio Mc Donald’s in bella evidenza? Nelle dichiarazioni si prendono le distanze da qualsiasi rapporto con la multinazionale ma nei fatti si partecipa ad un evento pubblico al quale è stata invitata anche la stampa. E ancora: perché negare, con tanta determinazione, qualsiasi rapporto con un benefattore che dona 8000 euro alla scuola? Forse perché ci si rende conto che esiste una contraddizione tra i progetti di educazione alimentare che vengono svolti ampiamente in tutti i plessi scolastici dell’ICS 5 e il contributo di Mc Donald’s? Esiste, o dovrebbe esistere, un vincolo etico alla scelta dei finanziatori della scuola? E’ giusto accettare e supportare un modello “più consumo/compro/spendo/mangio più guadagno”? Quali sono le responsabilità degli educatori nei confronti delle scelte alimentari dei giovani e giovanissimi? Ci piacerebbe molto confrontarci con la dirigenza scolastica ed i genitori per chiarire le nostre posizioni e attivare un confronto/percorso di consapevolezza su cibo, salute, ambiente, consumo.
Perché non possiamo dimenticare che In Italia 1 bambino su 5 tra gli 8-9 anni è sovrappeso e 1 su 10 è obeso, secondo il rapporto del Ministero della Salute che fa riferimento al sistema di sorveglianza Okkio. Allarmante la scarsa consapevolezza dei genitori, sempre secondo il rapporto, che nel 40% dei casi non riconoscono lo stato di eccesso ponderale dei propri figli e lo stato di inattività fisica che ad esso contribuisce. Quindi non stupiamoci se ogni anno in Italia ci sono 100 mila nuovi obesi e se ogni giorno quasi 300 persone superano la soglia dell’obesità (100 mila all’anno).
Ecco il vero costo sociale. Ed ecco tutto il “peso” dell’incongruenza fra “Buona” Scuola e Mc Donald’s.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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