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Da: Organizzatori

Martedì 29 novembre 2016, ore 17 nella Biblioteca del Centro Documentazione Donna
via Terranuova 12/b – Ferrara
Luciana Tufani parla di Grazia Deledda e Giselda Fojanesi: due scrittrici e Pirandello

Cogliendo l’occasione della rappresentazione al Teatro Comunale Abbado di Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello, il Centro Documentazione Donna organizza nella sua sede un incontro in cui si parlerà di due scrittrici che sono le protagoniste di due romanzi di Pirandello.
Su Grazia Deledda, ispirandosi soprattutto alla figura del marito-impresario Palmiro Madesani, Pirandello ha scritto il romanzo Suo marito di cui esiste una riscrittura incompleta dal titolo Giustino Roncella nato Boggiolo.
Le vicende personali di Giselda Fojanesi, scrittrice oggi dimenticata, sono state invece utilizzate nel romanzo L’esclusa, uscito in un primo tempo a puntate su un quotidiano con il titolo Marta Ajala.
Giselda Fojanesi, sposata con lo scrittore catanese Mario Rapisardi, era stata scacciata di casa dal marito che la sospettava di essere l’amante di Giovanni Verga. Questo fatto fornisce lo spunto per il romanzo di Pirandello che però ha una trama che si discosta in buona parte dalle reali vicende della vita di Giselda Fojanesi.
Sia Suo marito che L’esclusa hanno infatti molti aspetti autobiografici ed è interessante vedere come questi si intrecciano con le loro trame e come, in entrambi, siano presenti i consueti temi cari allo scrittore.
Letture di Catia Gianisella e Giovanni Ricci del Teatro CDD.

Luciana Tufani, editrice, pubblica narrativa di scrittrici del passato e del presente e saggistica che riguarda le donne. Pubblica inoltre e dirige il trimestrale di informazione culturale «Leggere Donna». Ha fondato nel 1980 il Centro Documentazione Donna che tuttora dirige curando in particolare le molte attività culturali che vengono organizzate nella sua biblioteca specializzata.

L’incontro è organizzato in collaborazione con il Teatro Comunale Abbado

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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