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da: ufficio stampa Partito Democratico Emilia-Romagna

“Sostegno agli esercenti che dismettono le attività di gioco d’azzardo e limitazioni alle sale da gioco”.

I Consiglieri regionali PD di Ferrara Paolo Calvano e Marcella Zappaterra hanno scritto una lettera ai Sindaci sulle politiche di contrasto alla ludopatia.

“A dicembre l’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna ha approvato nel bilancio 2016, su proposta del Partito Democratico, lo stanziamento di 150.000 euro per supportare gli esercenti che dismettano le attività di gioco d’azzardo, riconoscendo così il valore sociale di tale scelta. Con questa lettera annunciamo ai Sindaci questa misura e richiamiamo, al contempo, gli strumenti già in vigore per il contenimento del gioco d’azzardo”.

La normativa regionale, già a partire dalla legge n. 5 del 2013, riconosce ai Comuni la facoltà di contenere la proliferazione delle sale da gioco utilizzando strumenti urbanistici e di edilizia.

“Più di recente, grazie al voto dell’Assemblea Legislativa – riportano i Consiglieri democratici citando la L.R. 2/2015 – sono stati implementati i poteri di vigilanza e controllo ex ante ed ex post sul procedimento autorizzatorio degli interventi edili che riguardano le sale da gioco, tale capacità si accompagna all’inasprimento delle sanzioni in caso di abuso o difformità”.

“Negli ultimi anni il fenomeno del gioco d’azzardo, come documentano i dati regionali relativi all’utenza Sert, si è inasprito e restiamo colpiti da fatti quali l’aggressione al barista di Portomaggiore da parte di un avventore che non gli permetteva di chiudere il locale per restare alla macchinetta da gioco. È importante che, a partire dalle amministrazioni locali, si trovino strumenti efficaci e flessibili per contenere il fenomeno. – concludono Calvano e Zappaterra – Abbiamo scritto ai Sindaci dei nostri territori per sensibilizzarli sul tema e soprattutto per informarli che, agendo sulle leve delle autorizzazioni urbanistiche e di edilizia, possono già intervenire nei loro Comuni. Siamo sensibili alla questione, pertanto, in collaborazione con gli enti e le associazioni che si occupano del tema, siamo disponibili ad approfondirla per quanto di nostra competenza”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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