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Commentiamo pure quanto è avvenuto a proposito dell’ex Carife, ma facciamolo senza imbrogliarci. Un male divenuto incurabile perché il grande ammalato è defunto. Quella importate e preziosa, spesso altezzosa realizzazione, non c’è più. Poteva andare diversamente. Probabilmente si . Cerca di dircelo quanto scritto dalla CGIL, in due testi, che trovo troppo sbrigativi. Di questo sindacato sono aderente, da sempre, fin dal lontano 1947. Cercano pure di farlo, in maniera più diffusa i rappresentanti della associazione Amici di Carife. Scrivono entrambi in disaccordo con un esponente di Italia Viva. Sono partecipe e appassionato del fare politica,con un percorso che inizia nel 1949 dal PCI all’attuale PD, con Renzi e dopo Renzi ( una tra le mie grandi delusioni). Non intendo discolparlo, ne mi viene chiesto di farlo. E’ tuttavia corretto cercare di analizzare l’accaduto, prima di tranciare dei giudizi che andrebbero suffragati dai fatti, per non incorrere nella parzialità. O in una sorta di parabola del “dito e della luna”. La colpa vie attribuita al decreto della dissoluzione di Carife.

Desidero portare una mia personale testimonianza da danneggiato nella vicenda Carife, perché possessore assieme a mia moglie di 508 azioni e di una obbligazione subordinata dell’importo iniziale di 5.000 euro. Mi venne consigliata perché sarebbe sempre stata restituibile. Conservo la minuta scritta a mano dall’addetto ai titoli. In questa vicenda ho cercato di essere partecipe con numerosi scritti resi pubblici, con pareri espressi per la trasmissione Di Martedì e partecipando due volte alla trasmissione, mi manda Rai tre. Ho sostenuto la richiesta di un diritto democratico di sapere e conoscere. Valido per gli azionisti, per tutta la clientela della Banca e in generale anche dei ferraresi, perché era  o è sempre fatta apparire come la loro banca. Il mio intento era volto a capire le cause di quell’inaspettato dissesto. Era doveroso conoscere il perché di questa drastica misura. I motivi e le cause di quel commissariamento . Era la primavera del 2013, prima ancora della nascita del governo Renzi, avvenuta il 14 febbraio del 2014. Tanto per restare fedeli allo svolgimento dei fatti.  Quel trauma è stato subito purtroppo a Ferrara, con troppa passività. Il silenzio assoluto di chi aveva amministrato la banca. Vi è stato il suicidio di un ex dirigente. Molto, troppo silenzio.  Anche da parte di chi ora a buon diritto interviene. Ma il misfatto era già allora evidente. La necessità era di capire il da farsi per aprire una prospettiva, giacché quel commissariamento volenti o nolenti ha portato o ha reso evidente, che  la Carife era in un vicolo cieco. Mancando una ragionevole prospettiva si apriva una prateria per i populisti. E questo è purtroppo avvenuto nelle successive prove elettorali.

Da semplice utente avevo vissuto l’affanno che emergeva nel 2011 per attuare la ricapitalizzazione della Banca, con ulteriori 150 milioni di azioni chiesti e talvolta insistentemente pretesi dalla clientela. Si premeva per vendere azioni, senza indicare una motivazione, o almeno questa non l’ho avvertita, se non quella della convenienza degli acquirenti. Ma questa era una sorta di esca. Infatti la convenienza veniva smentita con la riduzione del valore di ogni quota azionaria, riportata con lettera  dell’anno successivo, che quotava le azioni a soli 7 euro luna, quando la stima precedente era attorno ai 20. Avvertita la dimensione di quel il crollo del valore azionario. Chiesi subito chiarimenti con la PEC e mi reco in Filiale. Non trovo l’addetto ai titoli e mi viene indicato per le spiegazioni una giovane dottoressa. Questa mi da una spiegazione ingannevole. la definiva una misura conveniente per gli azionisti, per evitare di ricadere nell’inasprimento fiscale messo in atto dal governo Monti. Non era riferita alle condizioni di Carife e diveniva ingannevole per gli azionisti. Questa viene da parte mia presa per vera e  l’ho pure avvallata nel mio successivo scritto, che ho inviato alla direttrice della Filiale. La stessa ha praticato il silenzio assenso. Validando quel parere.

Anche i commissari non ci fornirono spiegazioni della loro presenza, in sostituzione degli amministratori. Da questi veniva Interrompevano sia  il rientro graduale dell’ obbligazione subordinata e anche bloccata la vendita delle azioni. Queste  poi verranno ridotte a soli 27 centesimi,  diventando sostanzialmente carta straccia. Così è stato deliberato  nell’assemblea  degli azionisti promossa dai commissari di fine luglio 2015. ( Allora cosa ha azzerato il decreto?) Un decreto, volenti o nolenti, predisposto anche dall’incalzare dell’entrata in vigore del Bail-in, previsto appena un mese dopo, per l’inizio del 2016. Una  novità nella legislazione europea  che comportava anche l’impiego dei conti correnti in caso di fallimento della banca. Un capestro tanto assurdo e mai applicato. Faccio inoltre notare che, viene criticato il ministro che ha firmato il decreto, ma non chi l’ha scritto e nei propri organi deliberato, prima che venisse portato nel Consiglio dei ministri.  Su questo punto una domanda è d’obbligo: E’ mai successo che una delibera della banca d’Italia sia stato disattesa dal governo in carica?

Riferisco ance la mia personale esperienza nei rapporti con la gestione di questo fondo “salvifico”. La legge attuativa del cosiddetto decreto dissolvenza, impegna il FIDT a rimborsare l’80 % delle obbligazioni subordinate. Quando l’ho richiesto e poi sollecitato, la pratica risultava in un loro ufficio,  con personale che non ha mai risposto alle mie sollecitazioni, benché avessero dal Fondo  stesso emanata una circolare contente le loro più ampie disponibilità ad aiutare gli obbligazionisti e fornirgli tutti i chiarimenti,ma solamente dopo la decorrenza dei termini, il rimborso mi è stato effettuato  e a metà del dovuto. Ho richiesto il perché e la risposta è stata, che mia moglie non aveva chiesto niente. La facevano apparire una  generosa rinunciataria che fa beneficienza al FIDT ? Quella obbligazione l’avevo prelevata  con la mia firma dal conto corrente cointestato dove entrambi operiamo con firma congiunta e disgiunta. Nella stessa forma ho attivato l’obbligazione e  con la stessa ho chiesto fossa restituita,  e indicando l’invio sempre in un conto bancario cointestato.  Andava bene per pagare e non per riscuotere. La sottigliezza andava a scapito del creditore e a vantaggio di chi doveva rimborsare. Così hanno cinicamente aggirato un obbligo fissato dalla legge. Molto viene attribuito al possibile salvataggio con l’intervento del FITD. Di fatto niente è avvenuto , ma si da credito a questa eventualità. FITD è l’acronimo di Fondo Interbancario Tutela dei Depositi. Tutela non le Azioni ma solamente i depositi nei conti correnti delle banche fino all’importo di 100 mila. E’ un consorzio tra le banche, e Carife vi aderiva.  Era la difesa dei depositi nei conti correnti, ma questi non sono stati intaccati dal cosiddetto decreto Renzi. La BCE ritiene che il FIDT dovrebbe contare su una disponibilità tra i 2 e i 4 maliardi e invece dispone di solamente 300 milioni. Quale affidamento fare su chi dice ora, che non ha dato i 150 milioni  richiesti dalla assemblea dei soci Carife del luglio 2015 ma che non l’ha potuto fare, per pochi giorni di differenza? Ha modificato solamente dopo il decreto l’apposito schema per il cosiddetto piano B. Troverà degli appigli per dire che non poteva farlo prima. Apparire poi disponibili, non costa niente. Perché essere ora  noi creduloni del suo operato? Poteva una forma associativa del sistema bancario italiano muoversi all’insaputa, e senza la sincronizzazione con l’unica istituzione conoscitrice delle condizioni di Carife la Banca d’Italia? E’ la corda che sostiene l’impiccato.

Adesso viviamo nella speranza di parziali risarcimenti, molto difficoltosi da ottenere. Nonostante i vanti e le facilonerie espressi da chi è subentrato ai governi di centro sinistra, uscito sconfitto dalle elezioni del 14 marzo 2018. I subentranti  hanno alzata la misura già introdotta nella legge finanziaria del 2018 a seguito dell’incontro, promosso sindaco Tagliani col sottosegretario Barretta. Da qui partì l’impegno di mettere nella legge finanziaria del 1918, 100 milioni provenienti dai cosiddetti fondi dormienti. Questa cifra è poi stata portata dai nuovi arrivati a 1.500 milioni, ricavati dalla stessa fonte, e si è alzato dall’80 al 95 % i risarcimenti ai detentori delle obbligazioni subordinate, da attuarsi dal FITD. Per il resto è stato promesso il risarcimento del 30% del valore d’acquisto degli azionisti. Ho dovuto spendere360 euro già l’anno scorso per la compilazione delle domande di indennizzo e mi trovo, come tutti a sperare nel 2021 di riscuotere appena il 40% del 30% dell’ investimento in azioni iniziato a pagare nel 1992. Anche dal FITD per l’integrazione del 15% dell’obbligazione ancora niente. Eppure non è operazione complicata. La vicenda la descrivo da danneggiato ma non vorrei anche fare la parte dello stolto. La luna guardiamola tutta.

Giorgio Bottoni. (Ferrara 16.11.2020)

 

 

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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