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Da Gruppo Assembleare Lega Nord Emilia e Romagna

«L’assessore regionale Patrizio Bianchi difende in modo appassionato il sistema universitario, da docente preparato quale è. Non mettiamo in dubbio la bontà del suo operato, ma glissano sul balzello inserito nella tassa d’iscrizione, del quale la Giunta Bonaccini afferma di non disporre come gettito». Il consigliere regionale della Lega Nord, Marco Pettazzoni, replica alla dettagliata relazione che l’assessore Bianchi ha inviato, in risposta alla sua interrogazione di fine settembre. Nella quale Pettazzoni sollevava qualche dubbio sulla tenuta del sistema, a fronte dell’introduzione della “No Tax Area” che aprirebbe un disavanzo nei conti, del quale si capirà la portata soltanto in seguito; ma, soprattutto, in merito alle incongruenze rappresentate dall’addizionale (140 euro su 157) inserita dalla Regione nella tassa d’iscrizione degli studenti, della quale la Giunta assicura di «non disporre del gettito derivante dalla tasse regionale (!)». La nota dolente, secondo Pettazzoni, è la strenua difesa da parte del Rettore dell’Alma Mater, Francesco Ubertini, del progetto “Unbo for Refugees”. Ovvero, l’esenzione dalle tasse universitarie per i rifugiati. «Che ammonta a 154mila e 160 euro, di cui 50mila per l’esonero tasse e 104mila per borse di studio. Una misura che contestiamo, a fronte dei tanti italiani che non dispongono di alcuna agevolazione. Al di là di questo progetto dell’Università di Bologna, vorremmo che l’assessore Patrizio Bianchi avesse lo stesso occhio di riguardo per i tantissimi iscritti all’Università di Ferrara, che lui conosce bene, e che non riescono, dopo un mese dall’inizio dei corsi, a trovare casa in città e nemmeno in periferia. Abbiamo avuto notizie di un “boom” di iscrizioni che si poteva prevedere, ed anche di una speculazione di privati sul fenomeno, che porta gli studenti a dover pagare anche 350 euro per una stanza in cui dormire. Non è un bel messaggio – sottolinea Pettazzoni –. Per una volta, si potrebbe pensare meno ai profughi e mettersi una mano sul cuore, di fronte alle difficoltà di tanti studenti “fuori sede” italiani».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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