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A più di settant’anni da quel 27 gennaio 1945, quando i cancelli di Auschwitz sono stati aperti, testimoni e sopravvissuti se ne stanno andando e siamo ormai entrati nell’età della ‘post-memoria’: una sedimentazione costituita sempre più da rappresentazioni degli eventi della Shoah, non dagli eventi stessi o dalle testimonianze scritte oppure orali di quegli accadimenti.
E dato che l’oblio del genocidio è stato parte integrante del genocidio stesso, la Shoah fin dall’inizio ha richiesto maggiori sforzi collettivi per la sua trasmissione e rappresentazione: ciò che sfida le tradizionali categorie concettuali e interpretative è la tensione creata dalla contemporanea presenza della necessità di arrivare una verità storica e del problema rappresentato dall’opacità dell’evento. “Dire l’indicibile” o “comprendere senza spiegare”, espressioni spesso sentite a proposito dell’Olocausto, non sono solo retoriche.
A tutto questo si aggiunge la spersonalizzazione delle vittime, prima come crudele strategia dei carnefici durante lo sterminio, e poi come trappola nella quale rischia di cadere chi si confronta con la narrazione e la memoria di una ‘tragedia’ divenuta paradigmatica di quello che viene chiamato il ‘secolo dei genocidi’.

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Anna Quarzi

Per tutte queste ragioni le celebrazioni ferraresi della Giornata della Memoria 2017 hanno al contrario lo scopo di “personalizzare” la Storia, raccontandola attraverso storie di persone che hanno vissuto da prospettive diverse quegli anni drammatici per l’Italia e l’Europa. È la professoressa Anna Quarzi, direttrice dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, a darci questa chiave di lettura del programma del Comitato Provinciale 27 gennaio, del quale – oltre all’Istituto da lei guidato – fanno parte: il Comune, la Questura e il Comando Provinciale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Ferrara, l’Archivio di Stato, l’Università degli studi e l’Ufficio scolastico provinciale di Ferrara, la Comunità ebraica cittadina e la Fondazione Meis, il Museo del Risorgimento e della Resistenza e le associazioni ferraresi dei partigiani, dei combattenti e dei reduci, delle vittime civili e dei dispersi in guerra.
In particolare, ci spiega Anna Quarzi, “quest’anno parleremo delle vittime e dei giusti, non solo quelli ufficialmente riconosciuti dallo Yad Vashem in Israele”. Ecco il senso del Convegno “La memoria della Shoah e i Giusti fra le Nazioni”, organizzato da Istituto di Storia Contemporanea, Fondazione Meis e Università di Ferrara in collaborazione con la Comunità Ebraica, nel pomeriggio di giovedì 26 nell’Aula Magna del dipartimento di Giurisprudenza in Corso Ercole I d’Este: “un momento scientifico importante per ricostruire la nozione di ‘giusto’ dal punto di vista filosofico e giuridico, ma anche per narrare le storie di giusti”. Durante la mattinata, la cerimonia ufficiale di deposizione di una corona presso il cippo che ricorda i cittadini ebrei ferraresi reclusi nella Caserma Bevilacqua in corso Ercole I d’Este nel gennaio 1944 racchiude entrambi i temi, dei giusti e delle vittime: il presidente della Comunità Ebraica Andrea Pesaro ricorderà i componenti della comunità qui detenuti dopo il bombardamento del carcere in via Piangipane, il Questore Antonio Sbordone “nel suo intervento “Il dovere verso la legge e il dovere verso l’uomo” parlerà agli studenti di persone delle Istituzioni che si sono prese la responsabilità personale di salvare cittadini italiani di origine ebraica andando contro le leggi che avrebbero dovuto rispettare”, sottolinea la professoressa. “Inoltre – prosegue Quarzi – continuiamo il lavoro di ricerca sugli internati militari e civili, perché dobbiamo ricordare che la legge del 2000 include tutti “gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte”. Quest’anno consegneremo ai famigliari tre Medaglie d’Onore, conferite dal Presidente della Repubblica agli ex internati militari e civili ferraresi nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto durante il secondo conflitto mondiale. Fino a oggi ne abbiamo consegnate circa duecento”. La cerimonia è prevista per venerdì 27 gennaio alle 10.00 presso la Sala Estense in piazza Municipale. Infine nella mattinata del 31 gennaio alla Sala Agnelli della biblioteca Ariostea si parlerà del ruolo della Guardia di Finanza negli aiuti ai profughi ebrei e ai perseguitati: “saranno presentate nuove ricerche su questo tema. Una cosa che forse non tutti sanno, per esempio, è che Vittore Veneziani, importante direttore di coro italiano fra le due guerre di origine ebraiche ferraresi e al quale è intitolata la conosciuta accademia Corale della nostra città, è stato salvato proprio dalla Guardia di Finanza”. E proprio l’Accademia Corale Vittore Veneziani dedicherà anche quest’anno un concerto alla Giornata della Memoria (sabato 28 alle ore 11 e domenica 29 alle ore 16,30 presso l’Auditorium Santa Monica dell’IT Bachelet in via R.Bovelli): attraverso la storia di tre bimbe ebree, di una bimba rom e di un preadolescente afgano si ripercorreranno vicende drammatiche in cui la salvezza degli uni si muove sullo sfondo della sventura di altri.
Un omaggio alla memoria delle vittime, ma anche un’occasione per conoscere un pezzo di storia ferrarese, è “Touch-Toccare alcune storie di cittadini ferraresi ebrei deportati”, 
installazione a cura di Piero Cavagna e Giulio Malfer, la cui inaugurazione martedì 24 gennaio alle 18 presso il Meis in via Piangipane, darà inizio alla settimana delle celebrazioni: dieci storie di componenti della comunità ebraica cittadina di tutte le età deportati ad Auschwitz e mai più tornati. A dare voce alle loro biografie saranno un racconto in prima persona e la loro foto, ricoperta da uno strato di inchiostro termo-cromico nero, che entrando in contatto con il calore delle dita delle mani dei visitatori, lascerà tornare alla luce i loro volti almeno temporaneamente.
Mercoledì 25 alle 11 nei locali del Museo del Risorgimento e della Resistenza sarà poi inaugurata la mostra “Una famiglia ferrarese ebrea: la storia d’Italia raccontata dai “Calabresi” (1867-1945)” a cura di Antonella Guarnieri. Ancora una volta una storia forse poco nota ai più: “Enrica Calabresi, scienziata e professoressa ebrea ferrarese trasferitasi a Firenze, ha avuto come allieva una giovane Margherita Hack, testimone della sua cacciata dopo l’introduzione delle leggi razziali nel 1938. Enrica è morta suicida nel 1944 per non essere deportata”, racconta la professoressa Quarzi.
Un altro evento dedicato alle vittime è “Anche “i sommersi” ebbero una voce: testimonianze di resistenza civile dai ghetti polacchi
”, intervento della professoressa Marcella Ravenna della Comunità Ebraica di Ferrara domenica 29 gennaio alle 21 presso la saletta del Centro Sociale Ricreativo Culturale Doro in viale Savonuzzi.
E a chi continua a interrogarsi sul significato della ricorrenza del 27 gennaio per le giovani generazioni, Quarzi risponde: “deve essere preceduta da un lavoro di preparazione con i ragazzi, come del resto facciamo con i viaggi della memoria. Si deve fare con loro una riflessione critica, non solo suscitare una reazione emotiva passeggera. Devo dire che riscontriamo una risposta di grande impegno da parte di tutte le scuole ferraresi: saranno circa 140 gli studenti che parteciperanno alla cerimonia in Sala Estense del 27 gennaio e tutti hanno partecipato a progetti sulla memoria. Infine c’è l’evento dell’8 febbraio, “Da Ferrara a Fossoli”, durante il quale alcuni studenti del Liceo Scientifico Roiti esporranno il lavoro che stanno facendo da più di un anno sui deportati ferraresi nel campo modenese in collaborazione con l’Archivio di Stato di Ferrara”.

Birkenau
Birkenau

Fin qui il programma ufficiale del Comitato 27 gennaio, ma la Giornata della Memoria verrà celebrata anche da altre realtà culturali ferraresi.
La collaborazione Ferrara Sintonie, fra Ferrara Musica e Ferrara Off, darà vita a due appuntamenti il 27 e il 29 gennaio. Venerdì alle 21 in Sala Estense, l’opera “Exil” del compositore georgiano Giya Kancheli, scritto per soprano, flauto, violino, viola, violoncello, contrabbasso, sintetizzatore e nastro magnetico, composto nel 1994 con testi della Bibbia, di Paul Celan e di Hans Sahl. I testi sono selezionati da Monica Pavani e interpretati da Diana Höbel e Marco Sgarbi, protagonisti anche della serata di domenica alle 18 nello spazio teatrale di via Alfonso I d’Este: “Troviamo le parole”, una mise en espace a cura di a cura di Giulio Costa e Monica Pavani. Ingeborg Bachmann e Paul Celan, due fra gli autori più significativi del Novecento, si incontrano nel 1948 quando lui, a soli ventisette anni è già un poeta conosciuto, mentre lei, più giovane di sei anni, non è ancora nota ma ha già deciso di vivere di scrittura; fra loro si creerà un rapporto di amicizia, amore, comprensione e disperazione che trovando respiro nello scambio epistolare che diventa man mano il racconto di due vocazioni.
In occasione della Giornata della Memoria, il Jazz Club del Torrione San Giovanni ospita poi l’ensemble Naigarten Klezmer che condurrà il pubblico attraverso un viaggio nelle tradizioni musicali degli ebrei dell’Est Europa, degli zingari Manouche e Rom e dei vicini Balcani.

Il programma del Comitato Provinciale 27 gennaio

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Federica Pezzoli


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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