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Cultura e Paesaggio. Le mutazioni del paesaggio agrario dell’Emilia-Romagna nel lavoro fotografico di Paola De Pietri. L’assessore Felicori: “Il volume è parte di un progetto più ampio di valorizzazione, nel solco delle indagini avviate dall’Ibc”.

La presentazione domani sul portale Patrimonio culturale della Regione, in occasione della Giornata nazionale del paesaggio. Il progetto commissionato dalla Regione nel 2019. Una selezione di 60 foto entra a far parte della Fototeca regionale.

Bologna – Le mutazioni del paesaggio agrario, degli spazi di lavoro, dei corsi d’acqua e stradali dell’Emilia-Romagna. Una suggestiva ricognizione in oltre 200 scatti, spesso in bianco e nero. E’ il lavoro di Paola De Pietri, raccolto nel volume “Da inverno a inverno. Immagini attraverso le campagne dell’Emilia-Romagna 2019-2020”, commissionato dal Servizio Patrimonio culturale della Regione.  La pubblicazione viene presentata sul portale del  Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna, domani in occasione della Giornata nazionale del paesaggio, istituita dal Mibact il 14 marzo per promuovere la cultura del paesaggio e sensibilizzare i cittadini sui temi a essa legati.

“Questo pregevole lavoro- spiega l’assessore regionale alla Cultura e Paesaggio, Mauro Felicori-, si inserisce in un più ampio progetto di valorizzazione del paesaggio che la Regione vuole portare avanti, nel solco del percorso di indagine sul territorio avviato dall’Istituto per i Beni Culturali. Il volume di Paola De Pietri, con la sua lettura personale ma esemplare, sollecita riflessioni sul paesaggio rurale e sullo studio delle trasformazioni a cui il nostro territorio è sottoposto”.

Il volume è una selezione di 400 scatti, e rappresenta un anno di lavoro dell’autrice, da inverno a inverno appunto, in un’interpretazione contemporanea del tema della campagna, dove l’uomo non è mai presente ma è continuamente evocato da elementi con cui ha modificato l’ambiente: pali elettrici, segnali stradali, casolari, allevamenti.

Ospita i contributi scritti di Stefano Catucci, docente di estetica e di Antonello Frongia, storico della fotografia, introdotti da uno scritto di Roberto Balzani, storico e docente, presidente dell’allora Istituto Beni Culturali, che ha promosso il progetto.

Una selezione di 60 opere, tra le più significative del progetto, entra a far parte del patrimonio della Fototeca regionale che ha sede alla “Biblioteca Guglielmi”.

La pubblicazione
Edito da Marsilio, a cura di Silvia Ferrari, il volume è il risultato di un anno di ricognizione attraverso il paesaggio agrario della regione. Un lavoro che rientra perfettamente nella tradizione dell’Istituto per i Beni Cultuali (ora Servizio Patrimonio culturale), perché fu proprio il paesaggio uno dei temi affrontati nei primi anni di vita dell’Istituto, un paesaggio da fotografare, documentare, conservare. Perché, si diceva allora, la pianificazione nasceva dalla conoscenza.
Oggi quell’approccio da rilevamento oggettivo, quasi da censimento, ha lasciato il posto a uno sguardo interpretativo in cui il fotografo, dopo la lezione degli anni Ottanta di Luigi Ghirri, non si limita a catalogare ma rilegge con maggiore libertà espressiva.
È in questo contesto che si colloca il lavoro di Paola De Pietri: un anno di fotografie, appunto da inverno a inverno, in cui il tempo e lo spazio sono fortemente collegati perché, come riflette l’autrice, “Quando penso al paesaggio, subito dopo aver individuato ‘dove’, cioè il luogo, penso subito dopo a ‘quando’, cioè in quale periodo dell’anno. E proprio seguendo l’intrecciarsi di queste due voci ho immaginato questo progetto”.
Le mutazioni del paesaggio agrario, degli spazi di lavoro, dei corsi d’acqua e stradali non sono però mostrate come risultato di un sentimento nostalgico, ma semmai proposte nella loro bellezza e ricchezza, in un diario di viaggio fatto di oltre 200 fotografie prevalentemente in bianco e nero, dettagli talvolta umili, rivelati dall’occhio attento dell’artista. Scatti selezionati tra gli oltre 400 documentati che seguono il ritmo delle stagioni, la vita contemporanea e le tracce del passato, interrogando l’interlocutore e invitandolo a colmare con la sua immaginazione i vuoti che talvolta si aprono tra le immagini, a prefigurarne un seguito.

 

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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