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“l’Angolo del caffè”, un posto dove si beve, si legge, e si conversa

Un dato positivo, nella generale transizione culturale che stiamo attraversando con l’egemonia della tecnologica comunicazione “veloce e breve”, è che pare che la cultura del libro abbia una sua tenuta. Alla chiusura del salone internazionale del libro di Torino, il Sole 24 ore, sulla base dei dati dell’ Associazione italiana degli editori riporta un aumento nella vendita  di 13 milioni di libri rispetto al 2019.
Il dato interessante è che le librerie consolidano nel 2023 la loro posizione come primo canale di vendita, mentre calano gli acquisti online. Il dato viene interpretato come una precisa scelta dei lettori che preferiscono un contatto fisico con la libreria e con il libro, oggetto culturale per eccellenza, nel momento dell’acquisto. Crescono parallelamente le esperienze di lettura senza acquisto sia promosse dalle biblioteche, sia dai Comuni (come il libro lasciato a disposizione  sulla panchine, o le casette dei libri a Trento). L’esperienza del “book bar”, diffusa da anni nel nord Europa  e in via di affermazione nelle principali città italiane, si inserisce in questa offerta di lettura gratuita nei momenti di relax, contaminandola con la consumazione di un drink e di qualcosa da mangiare.

È questa la filosofia a cui si ispira la titolare de “l’Angolo del caffè”, Giulia Alice Cristofori,  che destina una parte dell’ampio locale (170 m2) alla conversazione e alla lettura, fornendola di tavoli, divano e librerie ad albero, riempite da libri ricevuti in dono dai clienti , che  a loro volta possono  leggere sul posto i libri o portarseli liberamente a casa.

La coraggiosa impresa  di Giulia Alice è  ancor più lodevole per collocarsi nel quartiere Corti di Medoro, quartiere riqualificato, sorto sulle ceneri del tristemente famoso (per i ferraresi) Palazzo degli Specchi.

Il locale (fornito di tavolini all’aperto) si affaccia una graziosa piazzetta, curata e miracolosamente silenziosa, essendo collocata a pochi metri dalla trafficata via Beethoven, circondata da gradevoli condomini residenziali.  Si affacciano sulla piazzetta, oltre al bar di Giulia, un negozio di ottica e  una lavanderia a gettoni; poco distante, uno studentato e una palestra in via di ristrutturazione. Nel complesso la sensazione, recandomi sul posto, è stata di tranquillità e pace, di quei luoghi che sorgono nelle caos cittadino come luoghi protetti, ma non isolati.

Un dato molto sentito per me  come donna è la possibilità di stare sola e in sicurezza al bar, luogo che nel passato era tradizionalmente riservato agli uomini e che, se non per una passaggio velocissimo,  frequentavo sempre accompagnata.

Si nota che la riqualificazione del quartiere è ancora in itinere, e in questo senso il locale di Giulia Alice si può definire come un vero e proprio servizio al quartiere, luogo di socializzazione, dove è possibile incontrarsi, consumare il pranzo a prezzi modici, stare in pace leggendo un libro.
Le potenzialità del locale,  vanno  comunque ben oltre quello di essere un prezioso luogo di aggregazione per i residenti, ma possono svilupparsi nella direzione di essere luogo di promozione di eventi culturali, presentazione di libri, dibattiti e conferenze. L’idea con cui Giulia Alice ha avviato il suo locale è quella infatti di offrire alla clientela un luogo di crescita culturale, di condivisione e di scambio, di confronto e di studio. Le dimensioni del locale e la disponibilità di Giulia Alice sono dei punti di partenza favorevoli allo sviluppo dell’iniziativa. Un luogo da scoprire e frequentare: la prossima parola spetta alla cittadinanza.

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Eleonora Graziani

Laureata in pedagogia e filosofia, PHD in feminist studies presso l’Università di Coimbra. Ha insegnato in Italia e all’estero, in carcere e agli adulti stranieri lingua e cultura italiana. Filosofa femminista ha al suo attivo diverse pubblicazioni sulla mistica femminile.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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