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Il sesto album dei Gasparazzo, mitico gruppo emiliano che spopola in Emilia e in Romagna ed è prodotto da una casa ferrarese, si apre con “Rovesciala”, un inno carico di passione e speranza, con il ritmo scandito dalla fisarmonica di Giancarlo Corcilio, dalle percussioni di Generoso Pierascenzi, la batteria di Lorenzo Lusvardi, il basso di Roberto Salario e dai testi e dalla voce di Alessandro Caporossi.

I cinque musicisti sono gli artefici di un rock con animo popolare che li identifica sin dalle prime battute, come nel caso di “Mo’ mo’”, visionaria e ironica ballata mediterranea, dove s’inventano suoni e si sperimentano strade di vita, suonando, trattenendo il respiro e “seminando polline”, come si può facilmente intuire nei versi: “abbiamo ballato sopra i bunker dei Balcani, abbiam mangiato con le mani, coi fratelli africani, abbiam urlato Sahara libre! E adesso siamo qui a giocare con te…”.

Il loro sound spazia liberamente, come in un laboratorio musicale, tra reggae, folk, punk e canzone d’autore, una fusione nata tra le distese della pianura Padana, da Bologna sino a Reggio Emilia, passando da Ferrara (dove sono pubblicati da New Model Label), per poi spaziare nelle tradizioni popolari dell’intera penisola. “Michelazzo”, personaggio universale da leggenda metropolitana, vive fuori dal ghetto mangiando, bevendo e non facendo un “tubo”. Questo brano, scanzonato ma mai volgare, racconta lo stereotipo dello sfaticato che nei tempi moderni non frequenta più le antiche osterie, preferendo i social network, dove decora i concetti, soppesa le emozioni e si spaccia per poeta. “La tromba di Eustacchio sta dentro l’orecchio…”, lo strumento in questione non è quello suonato da Paolo Fresu o dal grande Satchmo ma, in questa simpatica filastrocca, si ha la sintesi dello spirito dei Gasparazzo.

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La copertina del nuovo albulm

Uno squillo di telefono introduce “Agro”, quattro minuti di rock con punk in salsa emiliana, mentre “Centopelle” racconta di un ragazzo di strada, già descritto da Collodi nella raccolta “Occhi e nasi”, con denti equini e il sorriso un po’ balordo, intento a raccattare mozziconi di sigaro appena sputati per terra. Con “Cristo è là” il racconto assume toni drammatici, le parole sono per la gran parte di Lino Aldrovandi, dedicate alla memoria del figlio. A ritmo di reggae il brano descrive lo strazio di un padre che piange la morte del figlio, con Cristo che assiste all’infame azione con le lacrime agli occhi. “Mimi”, “Se i posacenere potessero parlare” (scritta in collaborazione con Gianluca Conte alias Mezzafemmina) e “Impulsi nudi” rappresentano altre tre diverse anime di questo disco, rallegrate dall’energia della musica da strada e sospese nel tempo durante un’estate passata sopra a un palco, con altre migliaia di voci. Chiude l’album “Fondaco”, la storia di una band che menava musica in una vecchia e buia cantina, un ritmo scandito da kazoo, batteria e chitarre, che si pone al confine tra folk e rock (folk ‘n roll).

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La band fotografata da Fabio Grandi

I suoni dei Gasparazzo hanno molteplici colori, con tinte a volte tenui, spesso forti; la loro musica cattura l’attenzione puntando sull’anima popolare della gente, alla ricerca di storie fuori dai soliti cliché. La produzione artistica è stata realizzata con la collaborazione di Massimo Tagliata, pianista, fisarmonicista e arrangiatore, già al lavoro con Biagio Antonacci, Antonella Ruggiero e recentemente in tour con Franco Fasano, compresa la serata di beneficenza a favore dell’Istituto Ramazzini, svoltasi a Ozzano Emilia lo scorso 7 agosto, all’interno della rassegna “Agosto con noi”, diretta da Umberta Conti.

Gli undici brani di quest’album sono altrettanti mondi in cui bisogna entrare in punta di piedi, per potersi guardare attorno e seguire il ritmo e le parole, che inevitabilmente entrano nella testa e nel cuore di chi le sa ascoltare.

I Gasparazzo parteciperanno al concerto per Federico Aldrovandi in programma per sabato 26 settembre in piazza Municipale a Ferrara, insieme a Punkreas, 99 Posse, Gasparazzo Bandabastarda, Strike e Giorgiocanali & Rossofuoco e Thomas Cheval che aprirà la rassegna [vedi].

Per vedere il video ufficiale di “Mimi”, Gasparazzo ft. Massimo Tagliata (nuova versione) clicca qui.

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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