LA PROPOSTA
Un percorso ciclopedonale lungo il Volano fra San Giorgio e la Darsena
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I ferraresi hanno un cattivo rapporto con l’acqua: poche fontane artistiche, persino poche fontanelle per abbeverarsi, un fiume che attraversa la città – il Volano – dimenticato, denigrato e sprezzantemente chiamato canale.
Sarà forse perché i ferraresi contro l’acqua hanno dovuto lottare per secoli, perché sono figli delle bonifiche e hanno sempre percepito l’acqua come nemica, che sottraeva terra all’agricoltura, che dalle sponde del Grande Fiume minacciava la città e la campagna. Fatto sta che i ferraresi odiano l’acqua… A riprova, la fontana di piazza Repubblica è inagibile da anni e ogni volta che qualcuno alza un dito per segnalarlo viene zittito con le più disparate giustificazioni. Quella di parco Massari vien fatta funzionare quando capita, il meno possibile; i gradevoli zampilli all’interno del fossato del castello (che hanno anche la benefica funzione di ossigenare l’acqua) furono accolti da infinite polemiche, benché effettivamente riducessero le alghe, e ora vengono fatti funzionare a singhiozzo. Quelli decorativi voluti dall’ex sindaco Sateriale nella rinnovata piazzetta Sant’Anna sono stati chiusi e annientati da tempo.
![volano-ferrara](http://www.ferraraitalia.it/wp-content/uploads/2015/03/volano-ferrara-300x225.jpg)
E proprio all’ex sindaco, ferrarese atipico, si deve l’ultimo tentativo di valorizzare il corso d’acqua che attraversa il centro urbano, riqualificarne le sponde, bonificare e rilanciare il porticciolo turistico della darsena. Il progetto era ambizioso e accattivante, con l’idea di fare un piacevole lungofiume per passeggiate e percorsi ciclabili, come si usa in tutte le città civili. Ma a Ferrara la proposta è stata accolta con fastidio, dibattuta con superficialità, dimenticata immediatamente dopo la conclusione del mandato di Sateriale.
Così è rimasto aperto il problema di un’area centrale, quella che collega viale IV novembre all’antico borgo di San Giorgio che potrebbe fungere da parco fluviale all’ingresso sud della città e che invece viene lasciata nella condizione in cui è sempre stata: un inutile fetido retrobottega di cui vergognarsi, atto solo al passaggio delle bettoline (un tempo, ora non passano più nemmeno quelle) e al transito delle pantegane… Crediamo che il cittadino del ventunesimo secolo, superati i fantasmi del passato e cancellati gli atavici timori dell’acqua fonte di insicurezza, possa guardare con fiducia al proprio futuro cominciando a progettare un presente che contempli un diverso, più costruttivo e sereno rapporto con il fiume, a cominciare magari proprio dalla riprogettazione del percorso fluviale lungo il Volano.
Sergio Gessi
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
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