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Da: Elena Buccoliero

Gentile Direttore,
desidero fornire alcuni chiarimenti ai lettori e in particolare al signor Paolo Pennini che, a proposito della necessità di un’indagine sul lavoro dei Servizi Sociali ferraresi per i minori, mi ha chiamata in causa in un suo intervento su Ferrara Italia, il 24 luglio scorso, tratteggiando la mia attività in modo per molti versi impreciso. L’occasione mi è gradita come possibilità di informazione e riflessione su temi sensibili.

La Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati
Non esiste una “fondazione regionale contro il reato sui minori (!)”, così come ha scritto il signor Pennini, bensì una Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati. Tra gli interventi più recenti ricordo gli aiuti alle famiglie delle due donne uccise nell’incendio doloso che ha colpito la sede della Polizia Municipale di Mirandola, ai bambini orfani dopo il femminicidio del febbraio 2019 a Modena, ai familiari del giovane di Zocca freddato da un ragazzo poco più giovane nel settembre scorso. Tra i casi ferraresi, il sostegno ai familiari di Marcello Cenci, Pier Luigi Tartari, Roberto Tosi Savonuzzi.
La Fondazione e-r per le vittime dei reati è una realtà unica in Italia, in linea con quanto le direttive europee richiedono a tutti gli Stati membri in tema di supporto alle vittime. Avviene infatti che, nel nostro Paese, chi subisce un reato anche gravissimo avrà (forse) un risarcimento dopo anni, a procedimento penale concluso, ma prima di allora – salvo appartenga ad alcune tipologie specifiche, es. vittime di usura, terrorismo, mafia… – viene lasciato solo ad affrontare tutto ciò che dal reato discende: difficoltà economiche, problemi sanitari o di assistenza, esiti traumatici di ogni genere.
Proprio per questo sin dal 2004 l’Emilia Romagna volle dotarsi di un organismo specifico e autonomo che ha per soci fondatori la Regione, le Province (restano ormai solo sulla carta) e i Comuni capoluogo, cui si sono uniti negli anni altri Comuni o Unioni e l’Università di Parma. Suo compito è sostenere tutte le vittime di gravissimi reati dolosi, siano essi uomini, donne o bambini.
Ad oggi parliamo di oltre 700 persone aiutate. Quasi la metà sono minorenni, in massima parte in quanto vittime indirette delle violenze sui genitori (maltrattamenti sulla madre, femminicidio, omicidio del padre, lesioni gravissime), molto più raramente perché vittime di violenza, in famiglia e non solo. Per questi ultimi si sconta l’assenza di servizi pubblici specifici sul maltrattamento e abuso all’infanzia, che sarebbero invece previsti dalla norma e assolutamente necessari.
Mi occupo di questa Fondazione dal 2014 e non ne sono la presidentessa, come scrive il signor Pennini, ma la direttrice. La differenza è rilevante: il Presidente – attualmente Carlo Lucarelli – oppure il suo Vice, insieme ai due Garanti (nominati, tutti, dall’Assemblea dei Soci e operanti a titolo gratuito) decide gli aiuti alle vittime; la direttrice, più modestamente, cura i passaggi attuativi e contribuisce a far conoscere la Fondazione, perché sia accessibile a chi ne ha bisogno e abbia le risorse per poterle aiutare. In questi anni la Fondazione ha accolto istanze provenienti dai Sindaci di tutta la regione, inclusi quelli della Val d’Enza. I rapporti intrattenuti con i Comuni di quel territorio sono spiegati in modo articolato dal presidente Carlo Lucarelli in un comunicato consultabile qui.

L’impegno a favore di bambini e adolescenti
Non lavoro per Asp, come erroneamente ritiene il signor Pennini. Sono una dipendente del Comune di Ferrara, part-time, presso l’Ufficio Diritti dei Minori nel Settore dei Servizi alla Persona.
L’ufficio, peculiarità tutta ferrarese, nasce nel 2013 per sostenere la rete degli interventi di protezione dei minori, dalla scuola, ai servizi territoriali, all’associazionismo dedicato. Il patto fin dal principio fu che, essendo giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna dal 2008, non mi sarei mai occupata di singole famiglie, proprio per non incorrere in casi di conflitto d’interesse, ma avrei svolto interventi di supporto al sistema nel suo complesso.
Collaboro con altri settori comunali e con molti enti esterni (scuole, Prefettura, Università di Ferrara, Ufficio Scolastico Territoriale, tutti i servizi sociali della provincia, AUSL, associazioni…) e non entro nel merito di singole vicende familiari, né potrei farlo, anche se questo ha comportato qualche diniego a famiglie che speravano di trovare in me un mediatore nel rapporto con i servizi.
Sono una sociologa. Mi sono occupata dei temi trascritti dal signor Pennini con azioni di ricerca, organizzazione di convegni o corsi di formazione, coordinamento di gruppi di lavoro, formazione e supporto ai tutori volontari per MSNA istituiti con la l.n. 47/17. Svolgo moltissimi incontri con insegnanti, studenti o genitori per spiegare le logiche e le possibilità della giustizia penale minorile e ho realizzato su questo materiali di divulgazione, come pure sulla violenza assistita, sull’affido, o sull’impatto della violenza nella vita dei sopravvissuti.
Tra i temi sensibili affrontati vi è certamente quello dei bambini fuori famiglia, su cui la nostra città è probabilmente più aggiornata di altre, e il mio è ancora una volta un compito di analisi. Il primo report è stato redatto sui dati del 2015, il successivo studio al 31.12.17 illustrato il 12 luglio 2018 in Commissione Consiliare, luogo per eccellenza di dibattito politico su temi complessi, e conservato agli atti di quell’audizione. Ne è seguita l’organizzazione di una visita alle strutture cittadine di accoglienza per una rappresentanza di consiglieri comunali di differenti parti politiche. La visita è avvenuta il 9 marzo 2019 e ha riguardato una comunità per minori, una casa-famiglia e una comunità madre-bambino.

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Riceviamo e pubblichiamo


Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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