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Da: Addetta Stampa IIS Montalcini

Le classi terze e quarte dell’Istituto Tecnico Montalcini invitate all’evento
Anche quest’anno l’Amministrazione Comunale di Portomaggiore ha avuto il piacere e l’onore di essere tappa di Internazionale, Festival del giornalismo aperto a scrittori, intellettuali, giornalisti di tutto il mondo che dibattono su tematiche di stringente attualità.
Protagonista dell’evento, svoltosi presso la Sala Consiliare di Portomaggiore nella mattinata di sabato 5 Ottobre, la giornalista multimediale di origine nigeriana Augustina Armstrong Ogbonna, vincitrice del Premio Anna Politkovskaja 2019, da oltre dieci anni impegnata in coraggiose battaglie legate alla salvaguardia dell’ambiente e allo sviluppo sostenibile .
Ad aprire la mattinata , a cui sono state invitate le classi Terze e Quarte dell’Istituto Tecnico “Montalcini”, il discorso di benvenuto degli Assessori alla Cultura e all’Istruzione Molesini e Alesci, che hanno espresso la soddisfazione e l’orgoglio di essere, per il quarto anno consecutivo, una delle tappe fisse di Internazionale, uno degli eventi più attesi del panorama culturale italiano.
Tema centrale di quest’anno, l’emergenza climatica e le sue conseguenti, drammatiche ripercussioni non solo sulla natura e sull’ambiente, ma anche sugli aspetti sociali, economici, antropologici delle popolazioni del pianeta.
Ad intervistare la Ogbonna, il giornalista Edoardo Vigna, caporedattore del Magazine Sette del Corriere della Sera.
Con voce ferma, soltanto a tratti rotta dall’emozione, Augustina ha ripercorso le fasi della sua carriera professionale, iniziata come giornalista radiofonica a Lagos e, culminata nel 2015, con il Primo premio dell’Associazione dei Corrispondenti delle Nazioni Unite per le sue inchieste ” scomode” sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, da parte di imprenditori e politici senza scrupoli.
Ha ricostruito le tappe più significative del viaggio, da lei compiuto insieme ad altri giornalisti nel 2011, attraverso il Kenia, la Tanzania, il Malawy e il Botswana.
In questo suo viaggio, la giornalista ha avuto modo di constatare di persona come i cambiamenti climatici abbiano avuto un impatto fortissimo nella vita quotidiana delle persone, di quelle piccole comunità di pescatori che hanno visto diminuire gradualmente le risorse naturali a causa della siccità.
Ha raccontato delle profonde trasformazioni subite anche dalla fauna che hanno condotto all’estinzione di diverse specie di animali.
Il suo giornalismo di inchiesta e di denuncia l’ha costretta a vivere come richiedente asilo negli Stati Uniti d’America, anche se non ha mai dimenticato le sue origini e, un giorno forse, le piacerebbe di tornare nel suo paese, ma soltanto quando fosse garantita a tutti la libertà di espressione.
Al termine dell’intervista, che non sarebbe stata possibile senza la straordinaria competenza dell’interprete Beatrice Bellini ,si è aperto lo spazio dedicato alle numerose domande da parte del pubblico.
Un lungo applauso da parte dei presenti ha fatto seguito al messaggio finale lasciato dalla Ogbonna e da Vigna, un messaggio rivolto in particolare ai giovani studenti.
Non diamo mai per scontate quelle libertà, di cui abbiamo la fortuna di godere quotidianamente, perchè da un momento all’altro, potremmo esserne privati se non facciamo sentire la nostra voce per difenderle.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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