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Da: Camera di Commercio

‘Industria 4.0. Investimenti, produttività, innovazione ed opportunità per le imprese’
Venerdì 16 dicembre il convegno promosso da Camera di Commercio e Università di Ferrara insieme al Ministero dello Sviluppo Economico

Tra i relatori, Giuseppe Capuano, economista e dirigente del Ministero di via Veneto

Un impegno pubblico di 13 miliardi di euro, distribuito in sette anni tra il 2018 e il 2024 per la copertura degli investimenti privati sostenuti nel 2017: sono alcuni dei numeri del Piano nazionale ‘Industria 4.0’ presentato a Milano il 21 settembre scorso dal Governo e al centro del convegno ‘Piano nazionale Industria 4.0. Investimenti, produttività, innovazione ed opportunità per le imprese’, promosso dalla Camera di commercio e dal Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo economico e le associazioni territoriali di categoria e che si terrà venerdì 16 dicembre, alle ore 10.00, presso la sala Conferenze dell’Ente di Largo Castello.
Il convegno, al quale parteciperà, in qualità di relatore, Giuseppe Capuano, economista e dirigente del Ministero di via Veneto, illustrerà ad istituzioni, operatori e imprese il recente piano messo a punto dal Governo ‘Industria 4.0’, nonché i fattori abilitanti e i tanti benefici ad esso correlati. Tra le direttrici strategiche d’intervento del piano, quelle di incentivare gli investimenti privati su tecnologie e beni 4.0, aumentare la spesa privata in Ricerca, Sviluppo e Innovazione e rafforzare la finanza a supporto di 4.0, Venture capital e start-up. Un piano – ricorda la Camera di commercio – che non ricorre ad incentivi a bando prestabiliti, ma che è organizzato su incentivi fiscali ‘orizzontali’ attivabili dalle imprese nel proprio bilancio.
E sui benefici attesi da Industria 4.0 si soffermeranno anche Aurelio Bruzzo, professore ordinario dell’Università di Ferrara, e Mauro Giannattasio, Segretario generale della Camera di commercio, con riferimento, in particolare, alla maggiore flessibilità attraverso la produzione di piccoli lotti ai costi della grande scala, alla maggiore velocità dal prototipo alla produzione in serie attraverso tecnologie innovative, alla maggiore produttività attraverso minori tempi di set-up, riduzione errori e fermi macchina, ad una migliore qualità e minori scarti mediante sensori che monitorano la produzione in tempo reale e alla maggiore competitività del prodotto grazie a maggiori funzionalità derivanti dall’Internet delle cose.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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