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Da Associazione di Promozione Sociale Feedback

Per la prima volta l’associazione Feedback organizza una serie di talk dedicati al mondo della fotografia. Fotografi professionisti, critici ed esperti saranno nostri ospiti per raccontarci le loro esperienze, per parlare del ruolo della fotografia nella loro professione, e per mostrare i propri lavori più significativi. Sono in calendario otto serate con cadenza mensile; gli incontri si svolgeranno presso la Videoteca Vigor del Comune di Ferrara, in via Gaetano Previati 18, a partire dalle ore 20.45. La partecipazione è gratuita per tutti i soci Feedback.

L’ottavo e ultimo incontro della serie si terrà mercoledì 23 maggio, e sarà nostro ospite il fotografo Loris Savino, con il talk “La fotografia documentaria: fra soggettività e dovere di cronaca”.
Mercoledì 23 maggio 2018 Loris Savino – “La fotografia documentaria: fra soggettività e dovere di cronaca“

Durante l’incontro Loris Savino, fotografo documentarista, cercherà d’investigare la relazione tra la veridicità del documento e l’interpretazione del fotografo, stimolando una riflessione su come trovare un equilibrio tra forma e contenuto mantenendo un’etica professionale e variando i tipi di linguaggio per poter arrivare al pubblico contemporaneo. Il talk non ha la pretesa di dare risposte all’annoso dilemma del fotogiornalista, costantemente diviso fra realtà e visione artistica, ma intende fornire stimoli di riflessione invitando i partecipanti ad interrogarsi sulla tensione contraddittoria che caratterizza la fotografia documentaristica, specialmente ai giorni nostri in cui il mondo brulica di immagini di cronaca, magari scattate in tempo reale, e in cui il ruolo di testimone classico del fotoreporter viene meno, lasciando aperti altri spazi di interazione.

Chi è Loris Savino
Già a 16 anni Loris lavora al fianco del padre muovendo i suoi primi passi nel mondo dell’editoria e della fotografia di moda. Dopo essersi diplomato alla Scuola d’Arte, ha lavorato per diversi anni con varie agenzie di comunicazione per progetti di fotografia online e sperimentazione video. Nel 1998 torna a lavorare come assistente nel mondo della fotografia fashion e nel 2000 entra a far parte dell’agenzia “Grazia Neri” di Milano con un progetto sull’immigrazione in Italia. Successivamente, si è trasferito a Gerusalemme e poi a Istanbul su incarico di testate varie con cui ha collaborato. Nel 2005 è entrato a far parte dell’agenzia “Contrasto” di Milano ed ha realizzato una serie di video e documentari. Sempre nel 2005, grazie al lavoro svolto per una ONG nei bassifondi di Kibera, in Kenya, ha vinto il premio “Baldoni” per la fotografia. Nel 2011 ha seguito le rivolte nel mondo arabo e ha dato vita ad un progetto personale – “Between Lands, in a permanent revolt” – che lo ha visto spostarsi lungo la costa mediterranea – Egitto, Libia, Tunisia e Grecia – che si è concluso con una mostra multimediale composta da suoni, video e immagini, esposta a Istanbul e in Italia. Nel 2013, a Milano, ha fondato il LINKE.lab – realtà che si occupa di formazione, allestimento mostre e stampa fine-art per numerosi fotografi di fama internazionale – e l’anno successivo ha fotografato la secessione della Crimea dall’Ucraina per Le Monde, The New Yorker e Paris Match. Nel 2018 ha realizzato servizi a Tel Aviv per la rivista “Sirene” per poi tornare a documentare i fatti di Gaza. Loris si divide professionalmente fra Milano e Barcellona.
Sito web: https://www.lorissavino.com
Per ulteriori informazioni potete consultare il nostro sito www.feedbackvideo.it, o scrivere all’indirizzo fotografia@feedbackvideo.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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