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Da: FabulaProject

FabulaProject continua il suo programma espositivo incentrando la prossima mostra, curata da Andrea Del Guercio e Annamaria Restieri, su alcune delle serigrafie realizzate da Aldo Spoldi per Costa Crociere durante la sua docenza presso l’Accademia di Belle Arti Brera e rientranti in un progetto didattico intrapreso nel 1996 con i suoi studenti. Esse raccontano, in una sequenza frammentaria di immagini naïf di stampo teatrale, momenti di vita e di realizzazione creativa dell’artista virtuale Cristina Show e delle sue avventure in giro per il mondo (Olanda, Chateau d’If, Stonehenge, Magna Grecia), in seguito alla fuga d’amore con il camionista Alessio Tavoletta. Una serie di peripezie, fantasticamente illustrate e che coinvolgono altri personaggi, sempre frutto della instancabile inventiva dell’artista, quali il fotografo Met Levi, il filosofo Andrea Bortolon ed il critico Angelo Spettacoli. Artefice di un fare creativo costantemente in dialogo con i cambiamenti delle tendenze dell’arte e della società, Spoldi riesce ad accostare ed a fondere, in una dinamicità creativa, episodi di vita e situazioni dell’arte. Il personaggio di Cristina Show, appare attentamente delineato sia nell’aspetto fisico che nel suo linguaggio formale, ed è emblematico di una compenetrazione tra il vissuto dell’artista e le sue ideazioni.
“Ironia, stupore e vivacità coloristica sono elementi costanti di tutta la produzione immaginativa di Aldo Spoldi e che si delineano -, dichiara Annamaria Restieri – come una riflessione sulla realtà e sulla memoria storica, ridimensionata e reinterpretata secondo un’intenzione fondamentalmente giocosa. È proprio nella storia della cultura del mondo che l’ironia attraversa diversi mondi come la filosofia, la poesia, la letteratura, il teatro, il cinema e la musica, esprimendo un modo di vedere le svariate situazioni in cui ci imbattiamo, in modo differente rispetto a quello in cui esse appaiono”.
“La dilatazione nello spazio di un racconto condotto per immagini segue – sottolinea Andrea Del Guercio -, il principio di scorrimento storico di quei cicli pittorici e scultorei antichi che hanno contrassegnato le più distanti culture; da essi Spoldi trae e coniuga attori e paesaggi diversi, testimoni attivi di una frequentazione riflessiva nel e del presente”.
La scelta della tecnica serigrafia non è dunque casuale, ma diventa valore fondamentale per lo svolgersi narrativo delle vicende che legano i protagonisti: una sorta di fabula ed intreccio letterario, che si susseguono in una trama dinamica tra tempo, storia e luogo.
Ponendosi in dialogo con le due personali in corso a Milano presso La Fondazione Marconi e la Galleria Antonio Battaglia di Milano, FabulaProject porta avanti il progetto di creare ed incentivare relazioni culturali ed intellettuali con i luoghi della cultura e dell’arte nazionali.

Aldo Spoldi (Crema, 1950). Si forma presso il Liceo Artistico Beato Angelico e l’Accademia di Belle Arti di Brera, durante il quale inizia l’attività artistica dando vita a performance in vari luoghi pubblici, esperienze svolte nel caldo clima delle contestazioni giovanili. Negli anni Settanta, con l’avvento del Postmoderno, si dedica ad una pratica pittorica di stampo teatrale e realizza il volume Teatro di Oklahoma, all’interno del quale vengono riportati scritti dei suoi compagni e docenti, e progetta i primi personaggi fiction, presenti nei suoi lavori successivi. Tre anni dopo realizza, insieme al designer Elio Fiorucci e al fotografo Giorgio Colombo, una serie di fotografie, che hanno come oggetto il corpo umano abbigliato alla moda, e le espone sotto il titolo Teatro di Oklahoma: Whisky Quiz presso la Galleria Diagramma di Luciano Inga-Pin a Milano. Al 1978 risale la sua prima come personale come pittore nella medesima galleria ed in seguito nello Studio d’Arte Cannaviello di Roma. Nel 1980 inizia una collaborazione con i Nuovi Nuovi ed è invitato da Renato Barilli, Roberto Daolio e Francesca Alinovi alla mostra Dieci anni dopo: i Nuovi-Nuovi organizzata presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Bologna. Nello stesso anno è invitato da Flavio Caroli ad intervenire nella collettiva “Nuova immagine” al Palazzo della Triennale di Milano, che segna l’atto di nascita del movimento del Magico Primario, corrente propone l’abbandono dell’avanguardia in favore di un ritorno alle esperienze figurative del ventesimo secolo. In contemporanea vince il Premio Bolaffi e partecipa ad importanti manifestazioni internazionali, quali la Biennale di Parigi nel 1981 e la Biennale di Venezia nel 1982. Nel 1983 tiene la prima personale newyorchese alla Holly Solomon Gallery. Nel corso degli anni Ottanta è impegnato nella scrittura di alcune opere teatrali, delle quali ne compone anche le musiche e ne realizza le scenografie. Nel 1987 mette in scena Enrico il Verde e successivamente Capitan Fracassa. Nel 1988 costituisce la Società Artistica Oklahoma, registrata due anni dopo come Oklahoma S.r.l. e nel 1993 come B:D.O. Ltd. Dal 1996 avvia il progetto didattico Cristina Show, che realizza presso l’Accademia di Brera con i suoi studenti, e dà vita a un gruppo di artisti virtuali nonché a una serie di mostre e libri legati ad essi: Lezioni di educazione estetica. Manuale per divenire artisti, Milano, Skira, 2000; Cristina Show. Frammenti di vita, Milano, Skira, 2001; Lezioni di filosofia morale. L’arte di diventare diavoli, Milano, Skira, 2003. Nel 2007, anno della grande crisi finanziaria e della ricerca della concretezza progetta, in connessione a Cristina Show e ai suoi personaggi, l’Accademia dello Scivolo. Tra le sue recenti mostre si ricordano le due personali presso la Fondazione Marconi di Marconi e alla Galleria Antonio Battaglia di Milano.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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