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da: ufficio stampa Ferrara Art Festival

Cinque nuove mostre arricchiscono il panorama culturale ferrarese. Sono infatti state inaugurate sabato 5 luglio, a Palazzo della Racchetta e alla Galleria Il Rivellino, le esposizioni del terzo ciclo del Ferrara Art Festival.
Al Rivellino di via Baruffaldi è stata aperta la mostra fotografica “Rifrazioni” con opere della fotografa di Finale Ligure Anna Maria Angelini.
Come ha spiegato il curatore Virgilio Patarini, le opere della fotografa traducono a pieno la definizione di fotografia, cioè “scrivere con la luce”. Realizzate su stampe di medie e grandi dimensioni le opere della Angelini si pongono come una ricerca sul superamento della figurazione, proponendosi come una valida interpretazione del reale nel segno dell’Informale.
La mostra della Angelini rimarrà aperta fino al 18 luglio prossimo ad ingresso libero.
A Palazzo della Racchetta, invece, vernissage per quattro nuove mostre che riempiono letteralmente tutti gli spazi del palazzo.
Si inizia dal piano terra dove abitano le opere della pittrice canadese Catherine Schmid. “Between Structure and Spontaneity” è il titolo della mostra che mette in luce una progressiva e continua stilizzazione di elementi della realtà allo scopo di raggiungere una sintesi che è pura astrazione di grande efficacia formale e tecnica.
Sempre al piano terra trovano spazio le opere del canturino Giuseppe Orsenigo. “La vita che vorrei” si intitola la bella esposizione in cui le tecniche miste danno vita a – sono parole del curatore Virgilio Patarini – “l’esplosione di un mondo”. Si tratta di opere metalliche in cui il senso è dato dalle geometrie di fori e specchi, di inserti e lavorazioni.
Alzate di puro ingegno artistico, come nel grande totem che troneggia al centro della sala e che sembra, con un accurato e geniale gioco di specchi e rifrazioni, letteralmente sfondare il soffitto per svettare verso un infinito irraggiungibile.
Al primo piano spiccano le maschere di Gianmaria Battiato. L’artista milanese si interroga sull’aspetto figurale del volto umano, intraprendendo un viaggio attraverso facce grottesche, idoli africani rivisitati in chiave pop, rappresentati con una verve stilistica e figurativa personalissima. Simboli e simbologie si accompagnano ad una pluralità di significati che costituiscono l’ossatura delle opere tutte realizzate con tecnica mista su carta.
Chiude, all’ultimo piano, la grande e scenografica esposizione della coreana Kim Sang Lan. Installazioni pensate per il Ferrara Art Festival, quelle dell’artista, che affrontano uno dei temi prediletti dall’artista negli ultimi anni: la presenza-assenza della figura femminile. In una dimensione resa quasi eterea dalle grandi tele appese, Kim Sang Lan pone lo spettatore di fronte a vere e proprie epifanie del corpo femminile; come carapaci svuotati del loro contenuto, i corpi realizzati con carta intrecciata a mano vengono ripetuti infinite volte in un rapporto tra l’Uno e il Molteplice che contrasta con il vero senso della serialità, pur ritrovando nella serialità stessa l’elemento di rappresentazione.
Le opere delle mostre inaugurate sabato, degne, come ha sottolineato Patarini nel corso della presentazione, di una Biennale di Venezia, si pongono come un vento di profonda novità nel panorama della cultura artistica ferrarese. Tanti sono stati i visitatori, ferraresi e non, che si sono alternati tra le sale fino a tarda serata, complice anche il bel concerto del dei Ni-Na, neonata formazione ferrarese a due voci che ha suonato nel cortile del Palazzo della Racchetta per il collaterale Racket Festival. Le mostre a Palazzo della Racchetta sono aperte tutti i giorni dalle 15 alle 19 ad ingresso libero.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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