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da: ufficio stampa A.N.B.I. A

Permane grave la situazione idrica della Gallura, dove il previsto incremento di quasi il 20% nel turismo sta mettendo in ginocchio il settore primario sia nella componente agricola che zootecnica.
“E’ il paradosso della mancanza di programmazione” commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
A causare la carenza d’acqua, che sta fortemente penalizzando l’irrigazione indispensabile per prodotti di qualità, è lo scarso apporto di piogge che, nonostante un certo recupero nelle settimane recenti, limita a 54 milioni di metri cubi l’acqua contenuta nel bacino del Liscia, cioè circa la metà della capacità dell’invaso. Un livello così basso, destinato prioritariamente all’uso umano, limita fortemente, se non addirittura impedisce l’irrigazione con pesanti ripercussioni sul reddito delle imprese rurali.
“La soluzione – indica il Presidente ANBI in sintonia con il locale Consorzio di bonifica – non può essere nel breve periodo, ma deve prevedere la creazione di un vero e proprio sistema del Liscia, creando le infrastrutture di collegamento per nuovi apporti dalla rete idrica minore al bacino principale e realizzando anche una serie di invasi medio piccoli per fungere da serbatoi supplementari nei momenti critici.”
Se la Gallura è in emergenza, anche il resto della Sardegna, però, soffre per una disponibilità d’acqua nei bacini, alla vigilia dei grandi afflussi turistici, praticamente dimezzata rispetto alla capacità degli invasi.
“Quanto accade in Sardegna – sottolinea Vincenzi – è l’ennesima dimostrazione della necessità di programmare lo sviluppo della rete irrigua nel Paese, indispensabile per produrre l’86% del made in Italy agrolimentare.”
Pur con situazioni differenziate è tutto il Sud, infatti, a vivere l’estate con qualche apprensione idrica, mentre paiono superati i timori di grande siccità, che aleggiavano durante l’inverno sulle regioni centro settentrionali.
“L’avvio concreto di quanto previsto per i 300 milioni residui del Piano Irriguo Nazionale – conclude il Presidente ANBI – testimonierebbe la volontà del Governo di dare risposta ad una questione che, oltre a limitare lo sviluppo economico del settore primario, crea insostenibili conflitti fra settori come, nel caso sardo, fra agricoltura e turismo.”

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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