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da: ufficio stampa Camera di Commercio

Il contesto
Esportazioni
Il trend positivo riscontrato nel 2015 (+3,2% rispetto al 2014) è stato
trainato dalla crescita delle esportazioni verso il mercato americano, che
hanno registrato un incremento del +4,4% e rappresentano attualmente il
29,8% delle vendite ferraresi all’estero (quota doppia rispetto al dato
regionale).
L’aumento percentuale più rilevante è stato invece registrato dalle
esportazioni verso l’India, +85,3%, dove sono venduti prodotti per poco più
del 2% dell’export totale. Elevata è anche la crescita delle esportazioni verso
la Cina aumentate del 32% rispetto al livello del 2014. Il paese si conferma
così come primo partner commerciale in Asia con una quota sul totale
provinciale del 3,5%. La crescita delle esportazioni ferraresi con i maggiori
paesi asiatici è un trend confermato da parecchi anni; dal 2007 ad oggi le
esportazioni verso l’Asia sono aumentate del +29%, valore trainato appunto
dalla Cina con la quale la provincia di Ferrara dal 2007 ad oggi ha
incrementato il flusso di export del +244,4%, ma anche da altre importanti
destinazioni che in questi ultimi anni stanno emergendo.
In riferimento ai mercati asiatici, un nuovo acronimo viene utilizzato sempre
più spesso dagli analisti economici, sigla che scalzerà presto i vecchi Brics,
con la quale erano raggruppati i paesi che guidavano la crescita globale
(Brasile, Russia, India, Cina e successivamente Sud Africa).
In un contesto internazionale che muta molto velocemente, e che ha
registrato la recessione del Brasile, le difficoltà del Sud Africa, il crollo della
Russia e la frenata della Cina, il loro posto lo stanno prendendo i Ticks:
Taiwan, India e Cina (che restano l’unica costante rispetto all’altro acronimo)
e Corea del Sud, realtà produttive asiatiche con una forte spinta verso
l’innovazione tecnologica, che guideranno la crescita internazionale dei
prossimi anni. Per il momento, l’export ferrarese verso i Ticks nel loro
complesso ammonta circa 170 milioni di euro, la metà di quanto venduto in
Germania, con un incremento del 24% rilevato nel corso del 2015.
Tornando invece a partner commerciali più vicini, le esportazioni verso la
Russia confermano un trend negativo, con un calo del -23%, valore superiore
a quanto emerso alla fine del 2014, che arriva a costituire soltanto una quota
del 2% delle esportazioni globali della provincia di Ferrara.
Il flusso di esportazioni ferraresi con i paesi dell’Unione Europea 28 , che
rappresenta ancora quasi la metà del totale dell’export della provincia di
Ferrara, dal 2007 al 2015 è diminuito (-21,4%). Nel 2015 si registra un lieve
aumento (+1,4%) che pone le basi per una ricrescita futura del flusso di
esportazioni: tale variazione positiva è dovuta, fra le tante cause, alla ripresa
delle esportazioni con il Belgio, il quale nel 2014 aveva subito una riduzione
del -10,5% e nel 2015 ha riportato un aumento del 2,9%, e anche, con la
Francia che dal +1,4% del 2014 passa ad un+18,9% nel 2015 tra le migliori
perfomances rispetto alle altre destinazione europee.
Sempre in Europa aumentano, anche le esportazioni ferraresi verso Albania e
Repubblica Moldova. Un brusco arresto è registrato dalle vendite ferraresi in
Germania (-8,3%), quando invece nel 2014 si rilevava un aumento dell’export
del +10,1%; tuttavia la Germania rimane primo partner europeo, e secondo
mondiale dopo gli USA, con una quota del 13,4% delle esportazioni totali: in
valore assoluto i 340 milioni euro di prodotti esportati in Germania
rappresentano meno della metà di quanto venduto negli Stati Uniti.
Seppur rallentata, è confermata rispetto all’andamento dell’anno scorso la
crescita delle esportazioni ferraresi in Africa (+3,8%), verso cui è indirizzato il
4,1% dell’export provinciale. Fra i paesi africani l’Egitto, con vendite per circa
32 milioni più che raddoppiate in un anno, rappresenta la prima destinazione
ferrarese, seguita da Algeria e Sud Africa. Nonostante ancora basse quote di
penetrazione, si registrano comunque aumenti percentuali a più cifre, anche
verso nuovi paesi africani come Mali, Mauritiania, Benin e Niger.
Verso l’America Ferrara ha esportato merce per 760 milioni di euro, che
corrispondono a quasi il 30% dell’export provinciale, segnando un aumento
del +4,4% rispetto all’anno precedente. La maggior parte di questo valore è
determinato dalle esportazioni negli Stati Uniti (685 milioni), cresciute del
10% al confronto con il dato 2014. I restanti 75 milioni di vendite sono
dirette in paesi del Centro e Sud America: mentre il Brasile secondo partner
nel continente americano ha ridotto nel 2015 gli acquisti ferraresi, il Messico,
con un aumento del 25%, ha raggiunto quasi i 10 milioni. Il flusso di
esportazioni, seppur ancora molto ridotto in termini di valore, è cresciuto
anche verso paesi come Cuba, Costa Rica, Ecuador e Perù.
Verso questo continente sono dirette esportazioni per meno di 8,5 milioni di
euro (lo 0,3% dell’export totale), circa un terzo di quanto diretto in Turchia.
Importazioni
Le importazioni ferraresi nel 2015 sono aumentate del +4,6%, riprendendo
così a crescere dopo la variazione negativa riportata alla fine dell’anno 2014,
quando si era registrata una diminuzione del -1,4%. Nel complesso, dal 2007
ad oggi le importazioni della provincia di Ferrara hanno subito una
contrazione del -6,1%.
L’analisi del flusso di importazioni per provenienza geografica fa emergere
nuovamente il primato dell’Europa negli acquisti dall’estero di Ferrara. Il
Vecchio Continente si conferma, infatti, al primo posto con i suoi circa 763
milioni di euro di importazioni nel 2015, valore superiore del 3,2% rispetto a
quello del 2014, che rappresenta l’83% dell’import totale. Tra i paesi Europei
si registrano diffusi aumenti. Ancora al primo posto è la Germania, nazione
dalla quale Ferrara ha acquistato prodotti per oltre 200 milioni di euro, con un
incremento del +2,9% rispetto al 2014; crescono anche le importazioni
ferraresi provenienti da Francia e Belgio.
Anche se la crescita risulta rallentata, l’Asia con i suoi 90 milioni di euro resta
comunque al secondo posto nella classifica dei continenti per valore delle
importazioni ferraresi. Al primo posto nella classifica per paese si trova
sempre la Cina, che tuttavia nel 2015 subisce una diminuzione delle
importazioni del -9,9%. Aumentano invece le importazioni con India
(+11,9%), Filippine, Malaysia e Repubblica Islamica dell’Iran.
Grazie anche alle favorevoli condizioni valutarie, l’import ferrarese dal
continente americano, registra l’incremento più rilevante e recupera le quote
perse lo scorso anno, superando di poco i 60 milioni. La ripresa del trend
positivo è in gran parte dovuta all’aumento delle importazioni della provincia
di Ferrara provenienti dal Brasile, per il quale si registra un aumento del
+71,9% rispetto al 2014 e dagli Stati Uniti, dai quali abbiamo comprato
prodotti per oltre 23 milioni. Un considerevole aumento delle importazioni si
registra anche per Argentina, Colombia e Perù.

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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