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da: ufficio stampa Partito Democratico Ferrara

“Esprimo soddisfazione per la sottoscrizione del Nuovo Patto per Ferrara Sicura siglato tra il Sindaco Tiziano Tagliani e il Prefetto Michele Tortora.
Il Nuovo Patto sarà utile come incentivo per recuperare un nuovo senso di legalità, infatti diventa indispensabile la collaborazione stretta tra istituzioni e soggetti preposti alla tutela della sicurezza dei cittadini, ma non si può in alcun modo prescindere da un coinvolgimento diretto dei cittadini medesimi, a partire dalla mobilitazione di tutte le realtà educative e associative per costruire una cultura diffusa della legalità.
Ferrara fa parlare di sicurezza sui giornali e in televisione soprattutto per quanto riguarda la zona della stazione ferroviaria e alcune zone limitrofe; oggi, però, anche le aree più decentrate della città risentono di fenomeni sempre più numerosi di furti nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro nonché di violenze alle persone.
Di fronte a questo nuovo quadro occorre, pertanto, andare oltre la facile demagogia senza soluzioni.
Certo, le fiaccolate o le apparizioni in televisione danno molta più visibilità ma hanno lo svantaggio di non affrontare e risolvere i problemi reali, anzi c’è il rischio di ghettizzare i cittadini o di mandare allo sbaraglio ronde di volontari.
Invece, il tema della sicurezza a Ferrara va affrontato con un’azione politica non strumentale che favorisca strategie di integrazione delle persone, di riqualificazione del territorio, di riappropriazione degli spazi comuni in un progetto coordinato e integrato per contribuire con Forze dell’Ordine e Polizia locale, ciascuno in base alle proprie competenze e ruoli, a migliorare le condizioni di vita urbana nel suo insieme.
Le politiche per la sicurezza quindi non si possono delegare solo al lavoro delle Forze dell’Ordine e della Polizia Municipale.
Intendiamoci, l’intervento di un agente di polizia municipale o di un poliziotto o di un carabiniere o di un finanziere non solo è auspicabile, ma è necessario; ma questo intervento è meno efficace se non si inserisce in un piano che affianca a queste azioni di ordine pubblico progetti di mediazione culturale, iniziative di mantenimento e rafforzamento della rete di servizi, interventi di riqualificazione urbanistica, manutenzione ed arredo dei luoghi e delle piazze pubbliche, politiche aggregative di promozione e di offerta, in particolare culturale e sportiva, promozione di azioni di cittadinanza attiva che possano promuovere la conoscenza tra le persone e combattere l’isolamento.
Bisogna impegnarsi nel proseguire le politiche di integrazione e di mediazione portate avanti dal Centro di Mediazione insediato nel Grattacielo, sia nel coinvolgimento delle associazioni quali Pro loco, Centri sociali, circoli per fare incontri di formazione con le Forze dell’ordine e per avviare esperienze di socialità e nell’organizzare iniziative di animazione territoriale di concerto con l’associazionismo culturale e sportivo cittadino.

RENATO FINCO
Segretario PD Unione Comunale di Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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