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Da: Istituto Storia Contemporanea Ferrara

Sarà incentrato sulle forme di organizzazione e di conflitto dei lavoratori e delle lavoratrici dall’inizio
dell’Età Moderna fino ad oggi il corso di formazione e aggiornamento proposto dall’Istituto di Storia
Contemporanea di Ferrara e dalla Società Italiana di Storia del Lavoro. Gli incontri, tutti calendarizzati di
mercoledì dalle ore 15 alle 17, partiranno dalla disamina dei diversi tipi di corporazioni e confraternite
presenti in Italia tra Cinquecento e Settecento per poi passare ad affrontare il mutualismo, la cooperazione
e l’associazione di matrice ottocentesca e per giungere, infine, a trattare delle lotte sindacali del
Novecento. La tematica sarà focalizzata generalmente sulla realtà italiana ma con importanti riferimenti al
contesto europeo. Tre incontri saranno invece incentrati esclusivamente sul microcosmo ferrarese, teatro
di rilevanti episodi durante il secolo scorso.
Il corso riconosciuto dal Miur (crediti di aggiornamento/formazione) si rivolge ai docenti ma è aperto a
tutti coloro che sono desiderosi di approfondire la tematica proposta. Il primo incontro è previsto per
mercoledì 17 ottobre con una lezione introduttiva tenuta dal direttore scientifico del corso, Michele Nani
del Cnr Napoli/ vicepresidente Sislav. Si proseguirà il 24 ottobre con l’intervento di Andrea Caracausi
(Università di Padova), a cui seguirà il 31 ottobre la lezione di Matteo Di Tullio (Università di Pavia). Il 7
novembre Franco Cazzola parlerà delle forme di organizzazione dei contadini ferraresi nella manutenzione
del territorio. Il 28 novembre interverrà Maria Grazia Meriggi (Università di Bergamo), il 5 dicembre Stefano
Musso (Università di Torino), il 12 dicembre Gilda Zazzara (Università Cà Foscari), il 19 dicembre Fabrizio
Loreto (Università di Torino). Dopo la pausa natalizia gli ultimi due incontri si terranno il 9 gennaio, con il
focus di Roberto Parisini sulle lotte bracciantili nel ferrarese, e il 23 gennaio con la lezione di Omar Salani
Favaro (IscoFe) sulla contrattazione sindacale al petrolchimico di Ferrara.
Tutti gli incontri si terranno presso la saletta conferenze dell’Istituto di Storia Contemporanea (Vicolo S.
Spirito, 11, Ferrara).
Per informazioni e iscrizioni: tel 0532 207343, email istitutostoria.ferrara@gmail.com

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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