Skip to main content

Da: Roberta Fusari Sindaca ufficio stampa

Lettera aperta

In questo periodo, sui giornali e sui media online, si vede un’immagine: c’è una striscia rossa con alcune sottili righe blu. Il rosso rappresenta gli anni in cui l’Europa occidentale è stata in guerra, il blu i brevissimi intermezzi di pace. A un certo punto, però, c’è solo blu. Quel punto, che coincide con il periodo di pace più lungo di sempre, è la nascita dell’Unione Europea.

È la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho letto l’appello di Romano Prodi a favore di un’Europa unita e di un’Unione Europea rinnovata e più strutturata. Perché sono molti i difetti dell’Unione e gravi sono stati alcuni errori delle Commissioni Europee nel corso degli anni, ma per noi che siamo vissuti senza conoscere la guerra direttamente è facile a volte dimenticare come l’Unione abbia al tempo stesso continuato a rappresentare un esempio di democrazia, di confronto pacifico, capace di fare passi da gigante sui temi sociali, dei diritti delle persone oppure su quelli ambientali di cui mi sono occupata professionalmente. Certamente meno efficace è stata su quelli economici. Ma evitando sempre che, come avvenuto in passato, momenti di crisi diventassero la miccia per conflitti drammatici.

In una fase storica in cui i rapporti di forza che la società sta subendo aumentano, disarmando i cittadini davanti a poteri non democratici, è solo unendosi e lavorando insieme che possiamo puntare a far sentire la nostra voce. E a cambiare le cose. Per farlo si tratta di essere di più in Europa, non di meno. Si tratta di pretendere di più dall’Europa, non di meno. E al tempo stesso pretendere di più da noi stessi.

L’Unione Europea dimostra quanto sia possibile confrontarsi, vivere e lavorare insieme tra persone diverse, culture diverse, civiltà diverse. Anche noi dobbiamo pretendere da noi stessi di saper guardare oltre gli allarmi sui profughi, comprendendone cause e soluzioni; ma soprattutto pretendere di non essere ciechi davanti a tutti gli altri problemi che intaccano direttamente le nostre vite. Ad esempio mi chiedo, da mamma, chi si stia davvero preoccupando delle migliaia di giovani che ogni anno sono costretti ad abbandonare le famiglie per cercare fortuna all’estero, in Germania o in Irlanda? Quanto sarebbero utili a Ferrara le loro forze, le loro idee nuove, se ci fossero spazi per portarle avanti!

L’Europa unita è storicamente la direzione del nostro destino, come ferraresi, come italiani, come cittadini liberi. Oggi a dominare lo scenario è il potere finanziario delle immense società multinazionali che riducono le persone a numeri, o peggio, a diagrammi di consumo. Solo la forza degli europei uniti può bilanciare tutto ciò, rimettendo al centro le persone e le comunità. È quello che stiamo cominciando a fare, nel nostro piccolo, con la lista civica con cui a maggio mi candiderò a sindaco di Ferrara. Ma mentre ci dedichiamo con passione e impegno alle questioni concrete della nostra città e dei suoi cittadini, per non chiuderci nelle mura, ricordiamo che c’è un campo più grande al quale apparteniamo tutti. E allora rivendichiamolo, come dice Romano Prodi: facciamo sventolare la bandiera europea alle finestre, sui terrazzi, per le strade. E non perché ci piaccia l’Europa così com’è; ma agitiamola al vento come fosse la bandiera della SPAL o della contrada pure quando perde. Perché è ciò che siamo. E continuando ad amarla e a sostenerla con orgoglio, possiamo trovare le forze per cambiarla in meglio.

Chiedo a tutti i cittadini di Ferrara, alle forze politiche, alle associazioni economiche, a tutti i candidati sindaci per le prossimi elezioni amministrative di condividere il mio appello perché Ferrara sia tra le città che si distinguono anche in questo: voler essere una città a misura di Europa.

Roberta Fusari,

candidata sindaca Comune di Ferrara

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it