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Giuliano Sansonetti: una testimonianza di impegno civile, religioso e culturale

“Non c’è responsabilità se non nel faccia a faccia” così sintetizzava Giuliano Sansonetti il pensiero sull’etica dell’autore al quale, più di altri, ha dedicato un vita di studio: Emmanuel Lévinas.

L’etica ribaltata: non come proiezione del nostro dovere “sentito” verso il mondo, ma come risposta alla provocazione che ci viene dall’incontro con l’altro, non siamo noi a fare la regola, ma la riceviamo. Anche la legge in qualche modo funziona allo stesso modo, ma senza quella originale implicazione interpersonale che un “volto” porta con sé.

Non più tardi di qualche mese fa, a Casa Cini   Piero Stefani,  ci aveva infatti provocati entrambi in un incontro sul tema della Giustizia ed in quell’incontro Giuliano ha mostrato, più che dimostrato, il valore di una coerente  esperienza  di studio e di lavoro: la sua.

In quell’intervento Giuliano ci ricordò che per Lévinas non basta il superamento del precetto formale, in ottica vetero testamentaria, a favore della carità verso il prossimo che ritroviamo nel Vangelo, ma etica è la nostra apertura alla provocazione che viene da fuori, il “rispondere”  allo sguardo che ci interpella. Poiché non è sempre detto che l’amore che esprimiamo offra garanzia di giustizia, solo l’altro diventa quel terzo che misura la efficacia del nostro agire etico.

Quanta distanza dal moralismo e da tanta indifferenza !

Questo intervento che ho ricordato, da me sintetizzato, con molti limiti dei quali mi scuso, è solo l’ultimo di tanti di Giuliano Sansonetti;  a partire, a mia memoria, dalla metà degli anni Ottanta, più volte invitato come relatore alla scuola di formazione diocesana. E’ pure, in fondo, emblematico  del suo servizio alle comunità: quella sindacale del lavoro, quella civile della politica, quella culturale.

Giuliano fu sempre in ascolto di ciò che gli venisse incontro, sia nelle relazioni personali, sia nella dimensione locale, ma anche nel mondo. Di recente, in un suo testo, Giuliano faceva propria la osservazione secondo la quale la caduta del muro e delle ideologie apriva al rischio di un conflitto ancora maggiore: quello delle civiltà. Come si vede un contributo per nulla intimistico ed elitario, ma profondo ed attuale.

Mi viene da dire che una comunità civile, religiosa o culturale avrebbe in primo luogo il dovere di discernere, fra tante voci, quelle poche autentiche, quelle che fanno crescere, di bandire la banalità e restituire alla parola il suo senso, In altri termini riconoscere la testimonianza che  Giuliano ci lascia.

 

Giuliano Sansonetti (Chiaravalle 1943 – Ferrara 2023)
Dopo la laurea, conseguita nel 1965 presso l’Università di Urbino, è stato dal 1966 al 1995 professore di Filosofia e Storia nei Licei. Durante questo periodo, dall’ottobre 1978 al novembre 1989, ha fatto parte dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Nell’A.A. 1989-1990 ha iniziato con un comando la collaborazione alla cattedra di Storia della Filosofia, tenuta dal prof. Pasquale Salvucci, presso la Facoltà di Magistero di Urbino ove, nel gennaio 1996, è stato nominato Ricercatore per la stessa disciplina. Qui è rimasto in tale veste fino all’A.A. 2005-2006, svolgendo vari insegnamenti tra cui, in modo continuativo, quello di Bioetica. Avendo nel 2001 conseguito l’idoneità a professore di II fascia di Filosofia morale, nell’A.A. 2006-2007 è stato chiamato alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Ferrara, ove già da vari anni teneva per supplenza l’insegnamento di Storia della Filosofia contemporanea. Attualmente vi svolge l’insegnamento di Filosofia morale. I suoi ambiti di ricerca sono costituiti essenzialmente dalla fenomenologia e dall’ermeneutica contemporanee di area francese e tedesca, con alcune incursioni nella filosofia tedesca tra Settecento e Ottocento.

In copertina: il filosofo ferrarese Giuliano Sansonetti (foto dal settimanale La voce di Ferrara e Comacchio)

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Tiziano Tagliani

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
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(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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