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Da Associazione Musicisti di Ferrara

Giovedì 30 marzo alle ore 21,00 alla Sala Estense di Ferrara, “il Rock suona per le donne operate al seno”; il concerto è organizzato dall’ANDOS (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) comitato di Ferrara in collaborazione con l’Associazione Musicisti di Ferrara.

Sul palco si avvicenderanno due Band: la prima si chiama Rock Train Slaves ed è composta da ragazzi fra i 22 e 23 anni; la band è nata per volontà dei bolognesi Andrea Folli, voce armonica e chitarra acustica, e Davide Parisini batteria e cori, ai quali si sono aggiunti prima Eugenio Richetta, che insieme ad Andrea è l’autore dei brani della band oltre a suonare la chitarra solista, slide e acustica; con l’arrivo dell’ultimo componente del gruppo Alessandro Rizzato, quest’ultimo trentenne, la band raggiunge la sua formazione definitiva, suonando un repertorio originale di Blues e Rock’n Roll.

Nel 2008 esce il loro primo album di inediti che si chiama “The Rain Can Wait”.

La seconda Band in programma si chiama Old Rock Band ed è invece formata da veterani della musica, appassionati di classici del repertorio Pop Rock; la band nasce nel 2008 con l’idea di realizzare il progetto ambizioso di far rivivere le atmosfere, i ritmi, e le emozioni della musica degli anni 60/70, attraverso un repertorio di canzoni angloamericane e italiane tipiche del genere rock.

Gli anni 60 e 70 hanno tracciato un solco irripetibile nella storia della musica, e ciò che hanno lasciato in eredità rappresenta un patrimonio indelebile per le generazioni future. La Old Rock band con il suo repertorio, vuole dare un significativo contributo a mantenere vivo lo spirito che ha caratterizzato questo periodo effervescente e ricco di emozioni.

I componenti della band sono: Beppe Gardenghi, Roby Federzoni, Sandro Frighi, Giango Bruno, Tino Villani, Mauro Trombetta, Andrea Gardinali.

Il Rock accende i riflettori quindi sull’operato dell’ANDOS che aiuta decine e decine di donne che, dopo aver subito un intervento al seno, hanno bisogno di cure, fisioterapia, assistenza psicologica, e non sempre queste persone possono permettersi costose cure; a questo punto entra in gioco questa associazione di volontariato che con una piccola quota di iscrizione garantisce alle sue assistite gran parte delle cose di cui hanno bisogno: consulenze oncologiche, trattamenti di fisioterapia complessa, personalizzata secondo le condizioni della paziente, attività fisica con corsi riabilitativi e di mantenimento in piscina e palestra, sostegno psicologico attraverso incontri di gruppo e singoli guidati da psicooncologi, incontri di aggiornamento e di educazione sanitaria sul territorio, seminari e convegni per la formazione costante delle volontarie e per gli aggiornamenti in materia, consigli nutrizionali rivolti alle donne in chemio e/o ormonoterapia, attività culturali e ricreative e consulenze cosmetiche.

Insomma una serata musicale per far conoscere sempre di più questa importante realtà che opera sul nostro territorio e che si autofinanzia per poter tenere le quote di iscrizione il più basse possibile; a tal proposito l’ingresso al concerto costerà 10,00 euro ed andrà interamente a tal fine.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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