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Da: Coordinamento nazionale diritti umani

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina Diritti Umani in occasione della Giornata Internazionale dedicata a Nelson Mandela che si celebra il 18 luglio, giorno del suo compleanno, intende mettere in risalto la figura di questo straordinario uomo che incarnò i valori più nobili delle Nazioni Unite.
Il Mandela Day, proclamato nel 2009 dall’Assemblea Generale dell’Onu con l’obiettivo di onorare la memoria del leader politico sudafricano che voleva “fare del mondo un posto migliore”, è una giornata di festa internazionale per promuovere i Diritti Umani attraverso la figura di Nelson Mandela, icona di pace il cui cuore ha sempre battuto per ideali immortali.
Nelson Mandela, guida e anima del movimento anti-Apartheid, visse, infatti, tutta la sua vita lavorando per la pace e la dignità umana e lottando per la liberazione e l’unità africana. Mandela ebbe un ruolo determinante nella caduta del regime dell’Apartheid, pur passando in carcere 27 anni delle sua vita. Egli, infatti, si schierò apertamente con le vittime della repressione del regime bianco. Per tale ragione, nel 1963 fu condannato all’ergastolo e iniziò il suo lunghissimo e logorante esilio nelle carceri di Robben Island. Fu il detenuto n°46664 che nei tre metri per tre della sua cella continuò ad essere vicino al suo popolo, continuò a sperare di poter togliere quel filo spinato che divideva il cuore degli afrikaneer, i bianchi fautori dell’Apartheid, da quello dei suoi fratelli neri.
Giorno dopo giorno il mondo iniziò ad accorgersi dello strazio che stava vivendo quest’uomo buono, quest’ uomo giusto. La sua sofferenza silenziosa contribuì ad aumentare le pressioni sul governo sudafricano e sull’Apartheid facendolo diventare un simbolo internazionale di resistenza, un martire della lotta contro il razzismo. Il mondo, giorno dopo giorno, si accorse dell’integrità morale di Mandela che trovò finalmente la libertà l’11 febbraio del 1990, quando quasi settantaduenne tornò a essere di nuovo un uomo libero. In questa occasione, davanti a un’immensa folla annunciò la fine del regime razzista al fianco di Frederick de Klerk, ultimo presidente segregazionista del Sudafrica.
Nel 1993, tre anni dopo quindi, entrambi ricevettero il Premio Nobel per la Pace. Nessun filo spinato da ora in avanti avrebbe separato il cuore dei bianchi e dei neri nel suo paese, Mandela ora ne era certo. Nel 1994 divenne il primo Capo di Stato sudafricano di colore. Fu il primo presidente ad essere eletto con suffragio universale. Non smise mai di tenere il suo popolo nel cuore. E non smise mai, probabilmente, di guardare le sue mani, “indurite dagli anni di lavoro forzato a spaccare le pietre a Robben Island”, e ricordare gli anni di orrore in carcere, in attesa dell’agognata libertà.
Dal 1994 l’eco della voce di Mandela iniziò a raggiungere ogni angolo della terra per sostenere gli ultimi che, forse, cominciarono a sentirsi meno soli, accarezzati dalla speranza di una giustizia sempre più vicina. Durante la presidenza Mandela lavorò alla pacificazione e preferì il perdono dei nemici politici. Nel 2004 si ritirò dalla politica, ma continuò ad essere un punto di riferimento universale, la stella polare che guida alla libertà. Ma soprattutto continuò ad essere un uomo semplice e buono, un uomo tra gli uomini che combattè una battaglia reputata ai tempi impossibile. Mandela, infatti, sfidò la visione del mondo tradizionale manifestata dall’opinione pubblica, in nome dell’uguaglianza tra gli uomini e sostenne con tutte le sue forze la necessità di abbattere la politica di segregazione razziale. Il martire della lotta contro il razzismo, alla fine vinse la sua battaglia. Il Sudafrica fu liberato dall’Apartheid dichiarato, oltretutto, crimine internazionale da una Convenzione delle Nazioni Unite entrata in vigore nel 1976.
Oggi sembra assurdo che un regime come quello dell’Apartheid sia realmente esistito, che bianchi e neri vivessero segregati. E ci convinciamo, guardando indietro, che le disuguaglianze nel nostro tempo siano ormai al capolinea. In realtà non è così. Le disuguaglianze hanno solo cambiato abito. Oggi esiste un Apartheid moderno basato sulla ricchezza. Quest’ultima è un ostacolo insormontabile per chi non gode di privilegio economico e subisce quella discriminazione cancerosa che paralizza e ostacola il futuro perché impedisce che tutti abbiano le stesse opportunità.
Il CNDDU, in occasione di un giorno così importante a livello internazionale, invita i docenti della scuola italiana di ogni ordine e grado a realizzare attività che valorizzino la figura del nostro Premio Nobel per portare tra gli studenti la straordinaria storia di Nelson Mandela, l’uomo che ha cambiato il suo Paese e anche il Mondo. Perché siamo fermamente convinti che il modo migliore per sostenere i Diritti Umani sia far conoscere alle nuove generazioni la storia dei grandi uomini che, tramite il pensiero e le azioni, sono stati d’ispirazione per tutti coloro che oggi si dedicano alla causa dei diritti universali.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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