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Da: AGIPRO

La legge regionale dell’Emilia-Romagna che disciplina i giochi è stata votata nel 2013, ma le modalità applicative sono entrate in vigore nel giugno 2017. Entro 500 metri da una serie di luoghi sensibili come scuole e chiese è vietata l’apertura di sale giochi, nonché l’installazione di apparecchi negli esercizi pubblici. I Comuni sono stati chiamati entro dicembre 2017 a individuare i luoghi sensibili sul proprio territorio e gli esercizi non in regola con il “distanziometro”. Sulla base di questa mappatura, riporta Agipronews, ogni comune ha provveduto a comunicare nei successivi sei mesi, vale a dire nel primo semestre del 2018, i provvedimenti di chiusura per le sale “sotto distanza” e, per quanto riguarda gli esercizi pubblici, il divieto di installazione di nuovi apparecchi e il divieto di rinnovo dei contratti tra esercente e concessionario. Gli esercenti che hanno deciso di proseguire la loro attività in una zona non soggetta al divieto hanno potuto usufruire di una proroga di ulteriori sei mesi.

Gli operatori di gioco obiettano però che allo stato attuale non è possibile attuare la dislocazione delle attività: le amministrazioni regionali e comunali non hanno indicato dove potrebbero essere attuati gli spostamenti e soprattutto non esiste garanzia che, una volta trasferita l’attività, questa possa continuare fino alla naturale scadenza delle concessioni. Quest’ultimo nodo è emerso dopo la delibera 831/2017 della Giunta regionale che prevede ulteriori trasferimenti delle attività, anche una volta portato a termine il primo spostamento. Nel caso in cui vicino la nuova sede dovesse sopravvenire uno dei luoghi sensibili inclusi nei provvedimenti, l’attività sarebbe obbligata a traslocare ancora.

La stessa delibera ha creato il caso della presunta proroga fino al 2022, questione che in realtà ha a che fare con un aspetto tecnico delle concessioni statali. L’esercente titolare di un esercizio generalista (come bar e tabaccherie) al cui interno sono installate slot machine non è obbligato a trasferirsi fino al 2022, anche se il locale in questione non rispetta le distanze minime. Questo perché la delibera regionale tiene conto della scadenza dei contratti tra concessionari ed esercenti, prevista per quella data dalle gare nazionali. Diverso è il caso delle sale specializzate (sale scommesse, sale vlt, sale slot, sale bingo) per le quali il “salvacondotto” non vale e che – dopo il preavviso di sei mesi – stanno ricevendo i provvedimenti di chiusura definitiva e le prime pesanti sanzioni. In realtà, hanno sottolineato più volte gli operatori di gioco, la stretta prevista dalla legge regionale finisce per ricadere anche sulle slot installate negli esercizi generalisti: la manutenzione di un apparecchio o la sostituzione della scheda all’interno di esso è considerata a tutti gli effetti una nuova installazione, dunque fuori dai contratti con termine 2022 e quindi soggetta alle disposizioni sulle distanze minime. In questo modo, anche la semplice riparazione di una macchina ne comporta la rimozione definitiva dagli esercizi.

Una modifica alla legge, approvata il 25 giugno 2018, ha parzialmente escluso dall’obbligo di distanze minime le sale scommesse che sorgono all’interno degli ippodromi, i quali, a termini di legge sono considerati luoghi sensibili, in quanto impianti sportivi. La deroga vale però solo per le «scommesse relative alle corse dei cavalli nelle giornate in cui si svolge il programma di corse dell’ippodromo».

Pucci (Pres. Astro): “Nessuna proroga, chiederemo alla regione lo stato di crisi per aziende del settore”

“Non c’è alcuna proroga, a differenza di quanto sostiene il consigliere Bertani del 5Stelle. Se fosse vero, sarebbe una grande notizia per imprese e lavoratori, ma purtroppo non lo è. La verità è che le cosiddette lobby del gioco d’azzardo – in Emilia e in tutta Italia – stanno chiudendo perché non c’è alcuna proroga, anzi stiamo mandando alla Regione una lettera in cui chiediamo l’apertura dello stato di crisi delle imprese specializzate nel gioco”. E’ quanto dichiara ad Agipronews il presidente di Astro, Massimiliano Pucci, commentando la denuncia del consigliere dei 5 Stelle, Andrea Bertani, secondo cui la regione si starebbe preparando ad un “colpo di spugna” sulla legge. “L’Emilia Romagna – prosegue Pucci – è il posto in cui si è celebrato “Black Monkey”, il processo più importante in tema di infiltrazioni della mafia nel gioco. Le reti illegali stanno preparandosi a rientrare nel business: il pericolo di nuove infiltrazioni è enorme”. “Chiediamo che chi parla di gioco in Emilia-Romagna ci indichi anche dove mettere i lavoratori licenziati: chi è impiegato nel settore è considerato di serie B, questo mi pare evidente. Di sicuro, il Governo – di cui fa parte il partito del consigliere Bertani – ha aumentato il prelievo sulle macchinette, ed è l’azionista di maggioranza del settore giochi”, conclude.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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