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Da Ufficio stampa Liceo Artistico Dosso Dossi

Franco Morelli e il disegno satirico.

Galleria Dosso Dossi, via Bersaglieri del Po 25b
18 maggio – 2 giugno 2018
Orario: tutti i giorni (festivi compresi) 10-12,30 / 16-19,30.

Si inaugura venerdì 18 maggio alle ore 17,30 la mostra di “Il Paese è servito. Franco Morelli e il disegno satirico”, curata da Gianni Cerioli. La mostra è una collaborazione tra il liceo artistico ferrarese e la vedova dell’artista Anna Luisa Bianchi Morelli.
Franco Morelli (Ferrara 1925-2004) è un grande illustratore che dopo aver fondato nell’immediato secondo dopoguerra un Circolo Artistico Dilettanti, entra in rotta con il sistema dell’arte cittadino e non fa vedere più a nessuno quello che continua a produrre nel silenzio del suo studio. Solo dopo la sua morte, su sollecitazione di don Franco Patruno, la sua opera comincia ad essere conosciuta. Il “caso Morelli” nasce dopo il 2005 ed è il riconoscimento postumo di una carriera fuori dagli schemi. Mostre e cataloghi hanno cominciato a dare ordine ad un percorso totamente libero da ogni vincolo di mercato e di pressione ideologica. La Divina Commedia è il testo su cui è tornato a lavorare in maniera continuativa per oltre un trentennio. Questo è il vero work in progress della sua carriera d’artista, l’opera che segna la sua maturità di illustratore. Il lavoro sulla Commedia non esaurisce però la sua arte che è ancora in gran parte da scoprire.
La mostra riguarda una serie di disegni satirici che l’artista ha prodotto tra il 1984 e il 1992 ed è l’anticipazione di una grande mostra sul disegno satirico in programma per la fine primavera del prossimo anno a Cento. Per Morelli il disegno satirico è l’espressione di un punto di vista, di uno sguardo individuale, di una messa in scena del mondo. Non vuole divertire o far sorridere. Vuole coinvolgere lo spettatore e farlo riflettere su quanto viene rappresentato. Vuole in sostanza che venga prospettata una nuova visione su quanto proposto dalla sua tavola illustrata.
La visione dal basso che Morelli adottta si rivela particolarmente forte e ricca di soluzioni sia per l’efficacia della satira stessa sia per l’audacia prospettica di un’umanità capace di agire in funzione di una riflessione del tutto condivisa e universalmente comunicabile.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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