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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Ministeri, Regione, Comune e Agenzie pubbliche siglano un protocollo per la valorizzazione degli immobili pubblici e la salvaguardia del prezioso centro storico, bene tutelato dall’Unesco

Un accordo per la città di Ferrara, per la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico e la salvaguardia del suo prezioso centro storico.
È il contenuto del protocollo firmato oggi nella città estense da Ministeri dell’Interno, della Difesa, dell’istruzione, delle Attività culturali, Regione Emilia-Romagna e Comune di Ferrara, oltre alle Agenzie delle Entrate e del Demanio. Un articolato programma di interventi sottoscritto nel salone d’onore della Pinacoteca nazionale al palazzo dei Diamanti dai ministri Roberta Pinotti, Stefania Giannini e Dario Franceschini, dal sottosegretario dell’Interno Gianpiero Bocci, insieme col presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il sindaco Tiziano Tagliani, i direttori Rossella Orlandi e Roberto Reggi.
“L’Accordo siglato oggi – ha commentato il presidente Stefano Bonaccini – conferma e rafforza gli obiettivi del programma per la riqualificazione urbana da tempo avviato dal Comune e rilanciato dal programma d’intesa tra Comune e Regione Emilia-Romagna. Oggi, l’estensione di quell’accordo ad altre aree è la dimostrazione di un’Italia che funziona nella sinergia tra le diverse istituzioni, dal Governo centrale agli Enti locali, eliminando pesanti quote di burocrazia e nell’ottica di una collaborazione che ha come obiettivo finale la valorizzazione del nostro straordinario patrimonio culturale, artistico e architettonico”.
“Pochi mesi fa a Mesola – ha concluso il presidente della Regione – abbiamo presentato il Mab Unesco del Delta del Po, un ulteriore riconoscimento che insieme all’accordo di oggi dà impulso alla valorizzazione del territorio, alla tutela del patrimonio pubblico e all’ attrattivita’ turistica.”
L’accordo.
Un’azione non isolata, che si iscrive in un ambito di politiche tese a tutelare e valorizzare nella maniera più opportuna un centro urbano che esattamente venti anni fa, nel 1995, è stato inserito con il delta del Po nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco, a coronamento di una politica di salvaguardia già avviata dal Comune a partire dagli anni ’60 e culminata nel primo Piano del Centro storico del 1973.
Tra l’altro la Convenzione per il Patrimonio mondiale culturale e naturale dell’Unesco prevede la redazione, ogni sei anni, di un Rapporto periodico che fornisca informazioni aggiornate e valutazioni sul sito. In tale prospettiva, ogni attore coinvolto nel Protocollo siglato oggi ha determinato delle modalità di collaborazione operativa fra le Amministrazioni, al fine di realizzare, con efficienza ed in tempi brevi, un articolato programma di iniziative strategiche per la rigenerazione di importanti aree della città.
Un tavolo permanente, coordinato dal Comune, avrà in primo luogo il compito di individuare le soluzioni tecniche ed i percorsi adeguati, anche in relazione al reperimento delle risorse finanziarie necessarie.
L’accordo, che ha la durata di un anno e potrà essere prorogato anche modificato o integrato, oltre che sottoposto a costante verifica di attuazione attraverso un monitoraggio.
L’elenco dei beni.
In sede di prima individuazione, sono oggetto del presente accordo i seguenti beni: Palazzo Furiani; Caserma Bevilacqua; Aeroporto di Ferrara (porzione); Area ex Mof (porzione); Caserma Caneva – ex convento Sant’Antonio in Polesine; Cella del Tasso e Auditorium del Conservatorio di Musica “G. Frescobaldi”; Teatro Verdi; Ex convento di San Benedetto; Museo Nazionale dell’Ebraismo e della Shoah-Meis; Palazzo ex Casa del Fascio; Area stazione ferroviaria e grattacieli; Poligono di tiro a segno; Area Pratolungo.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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