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da: Federica Cesarini -press office IJF

Alle ore 16.30 nella Sala dei Notari: Raqqa is Being Slaughtered Silently: il coraggio di raccontare la Siria sotto l’ISIS, l’incontro con due dei fondatori di Raqqa is Being Slaughtered Silently (RBSS), la campagna rivoluzionaria di informazione nata a Raqqa -città della Siria settentrionale al confine con la Turchia, ritenuta sede e capitale dello Stato Islamico- con l’obiettivo di pubblicare e distribuire contenuti online in arabo e in inglese per documentare il massacro nella città, coprendo il silenzio dato dall’assenza di giornalisti sul campo, sia nazionali che internazionali. Con Abdalaziz Alhamza e Hussam Eesa, tra i fondatori di RBSS e Francesca Caferri La Repubblica.
Tiranni, terroristi, interventi stranieri: il triangolo maledetto, è il titolo del talk di Iyad El-Baghdadi attivista per i diritti umani e scrittore; apolide, cresciuto negli Emirati Arabi, da cui è stato espulso dopo essere stato arrestato, ha avuto un ruolo importantissimo durante la Primavera Araba. Dal suo account Twitter ha informato sulla rivoluzione in Egitto, permettendo così al pubblico internazionale di capire quanto stava accadendo. Modera Barbara Serra Al Jazeera English (ore 11.30 Sala dei Notari). Alle ore 12.15 Sala dei Notari, il talk di Peter Greste pluripremiato giornalista e corrispondente australiano -ha lavorato per Reuters, CNN, BBC e, più recentemente, per Al Jazeera English- sul tema della guerra al terrore e la guerra alla libertà di informazione. Modera Marina Petrillo Reported.ly.
Alle ore 15.30 nella Sala dei Notari, l’atteso incontro con la giornalista Franca Leosini autrice del programma televisivo cult, in onda da più di vent’anni Storie Maledette (Rai 3), per la prima volta al Festival Internazionale del Giornalismo. Modera Antonio Sofi Gazebo Rai 3. Si parlerà anche di musica, parole, social e attivismo, al Teatro Morlacchi alle ore 21.00, nell’incontro con Fedez, uno dei rapper più famosi e amati della scena musicale italiana. Con lui sul palco Matteo Grandi direttore Piacere Magazine.
Alle ore 15.30 Palazzo Sorbello, l’incontro sul tema Islam, rifugiati, Europa: la politica oltre la paura, con Michael Braun autore di “Mutti. Angela Merkel spiegata agli italiani” (2015) e Franco Cardini autore del libro “L’Islam è una minaccia. Falso!” (Laterza, 2016); moderati da Tonia Mastrobuoni La Repubblica.
Tra i numerosi panel discussion: Giornalismo economico per tutti, con Lucy Marcus CEO Marcus Venture Consulting, Michael Steen Banca Centrale Europea, Matina Stevis The Wall Street Journal (ore 9.00 Hotel Brufani – Sala Raffaello); Com’è cambiata la diffusione delle news, con Cecile Dehesdin direttrice Buzzfeed Francia, Adriano Farano cofondatore e CEO Watchup, Luca Forlin Google, Garrett Goodman Wochit, Renée Kaplan The Financial Times (ore 16.30 Centro Servizi G. Alessi); Donne “digitali” al comando: era ora! Un incontro con Alexandra Foederl-Schmid direttrice Der Standard, Liz Heron direttrice The Huffington Post, Mitra Kalita direttrice The Los Angeles Times, Raju Narisetti senior vice president strategy News Corp e Madhulika Sikka giornalista (ore 17.30 Hotel Brufani Sala Raffaello).
Il palco del Teatro della Sapienza alle ore 10.00, ospita un incontro su Giornalismo e Silicon Valley: i rapporti in evoluzione fra l’industria delle news e le piattaforme social, con Trushar Barot mobile editor BBC World Service, Emily Bell direttrice Tow Center for Digital Journalism, Madhav Chinnappa direttore strategic relations Google, Mathew Ingram Fortune Magazine e Craig Silverman direttore Buzzfeed Canada.
Alle ore 11.00 Sala Raffaello Hotel Brufani, il panel dal titolo La comunicazione è una bella storia, con Marco Bardazzi executive VP comunicazione esterna Eni, Giovanni Boccia Artieri Università di Urbino, Barbara Sgarzi giornalista e scrittrice, Andrea Vianello giornalista. Come sta cambiando il rapporto tra comunicazione e informazione? Un dialogo sulla narrativa aziendale e il mondo dei media sulla scia della case study: “Eni vs Report”.
La Sala dei Notari, alle ore 18.00, ospita la serata teatrale con Beppe Severgnini Corriere della Sera e Stefania Chiale L’Erba dei vicini Rai 3 dal titolo Da Twitter al teatro: i nuovi linguaggi del giornalismo.
È il momento di proporre nuovi modelli per filtrare il flusso infinito e il sovraccarico dell’informazione e recuperare un rapporto di fiducia fra giornalisti e lettori. È la “rivoluzione slow”… a discuterne Peter Laufer SOJC Università dell’Oregon, Rob Orchard cofondatore Slow Journalism Company, Alberto Puliafito direttore Blogo, Antonio Talia Informant (ore 11.30 Centro Servizi G. Alessi). E ancora si parlerà delle Flop News e di come si può imparare sbagliando, attraverso le storie di errori commessi dai media raccontate da George Brock Department of Journalism, City University, Andy Carvin direttore Reported.ly e Mark Little vicepresidente media Europa-Africa Twitter (ore 18.30 Sala del Dottorato).
Nel panel dal titolo Israele-Palestina: narrazione, cronaca, interpretazione, Richard Colebourn BBC News, Susan Dabbous giornalista freelance, Christian Elia direttore Q Code Mag e Alessandro Gilioli L’Espresso, saranno protagonisti di un dibattito su come raccontare il conflitto israelo-palestinese, una delle sfide giornalistiche più difficili per chi vuole testimoniare senza pregiudizi di parte (ore 9.30 Centro Servizi G. Alessi); La crisi dei rifugiati: in che modo la televisione può contribuire a comprenderla meglio? È possibile orientare il pubblico verso una comprensione migliore senza diventare parte del dibattito politico? Nel parleranno Corrado Formigli Piazzapulita LA7, Andrea Menapace Open Migration, Francesca Paci La Stampa e Barbara Serra Al Jazeera English (ore 14.00 Sala dei Notari).
Reporter, fotografi, fixer, producer: il lavoro del giornalista freelance nelle zone di guerra comporta rischi, sfide e opportunità per chi vuole testimoniare da vicino gli eventi. Alle ore 15.00 al Centro Servizi G. Alessi, il panel Raccontare la guerra da freelance, con Mike Garrod fondatore e direttore World Fixer, Francesca Mannocchi reporter freelance, Nancy Porsia giornalista freelance, Alessio Romenzi fotografo freelance e Costanza Spocci cofondatrice Nawart Press.
Alle ore 21.00 nella Sala dei Notari, la proiezione in anteprima italiana di Transparent (seconda stagione) e The Man in the High Castle, due serie televisive prodotte da Amazon Studios. Ad introdurre l’evento sarà Roy Price, Vice President di Amazon Studios.
In diretta da IJF la trasmissione 42 il nuovo gioco sull’attualità – Radio Capital, dalle ore 10.00 al Teatro Morlacchi, con Enrico Bertolino 42 Radio Capital, Luca Bottura Lateral Radio Capital e il gruppo musicale Ridillo. Due ore di quiz, satira, buona musica, rubriche sorprendenti e regolamenti improbabili.
Tra le presentazioni di libri: “The Red Web: come Putin controlla il web e i nuovi ribelli digitali”, sugli attacchi alla libertà di Internet e di espressione in Russia, con Andrei Soldatov e Irina Borogangli autori del libro (ore 15.30 Sala del Dottorato); alle ore 17.30 nella sala del Palazzo Sorbello, la presentazione di “Storia sentimentale della scienza da Omero a Borges”, un vagabondaggio tra poesia e scienza per raccontare gli uomini e le idee che precorsero il nostro presente, con Marco Malvaldi scrittore e autore del libro, Caterina Soffici giornalista e scrittrice e Chiara Valerio scrittrice; “L’odio online: violenza verbale e ossessioni in rete” il nuovo libro di Giovanni Ziccardi professore alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano.
Altra presentazione in programma nella giornata di sabato: Drone journalism, con Matt Waite fondatore Drone Journalism Lab. I giornalisti di tutto il mondo scalpitano per poter usare i droni -e molti lo stanno già facendo- ma per quanto le prospettive siano entusiasmanti, ci sono anche dei pericoli connessi…(ore 16.30 Hotel Brufani – Sala Raffaello).

Per consultare l’intero programma della giornata e del festival: http://www.festivaldelgiornalismo.com/programme/2016

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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