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Ferrara, 1 dicembre 2021 – Contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera, impegnandosi a fornire soluzioni di mobilità che abbiano il minor impatto possibile sull’ambiente. Questo è il grande obiettivo che ha spinto la startup – MOBEE SRL – specializzata nel fleet management di veicoli elettrici leggeri e che opera nel settore della logistica urbana integrata, a sviluppare e a dare impulso ad una mobilità sempre più sostenibileL’azienda milanese, fondata da Stefano Amici e Davide Morando, si rivolge principalmente ai canali B2B e dispone di bici cargo e scooter elettrici, E-Cargo Bikes e E-Scooter, in grado di agevolare le attività di delivery urbane.
A conferma della rilevanza dei temi ambientali delineati nel Piano “2024 Sustain & Innovate” (“24 SI”), Poste Italiane utilizzerà alcune E-Cargo Bikes per la distribuzione di corrispondenza e pacchi presso la città di Ferrara.
L’attenzione delle aziende nei riguardi dell’ambiente è cresciuta sensibilmente negli ultimi anni. Ad oggi, portare avanti un’attività economica che tenga conto delle emissioni è un punto estremamente importante per diversi modelli di business.
La mission di Mobee è contribuire a creare un ecosistema di veicoli che diventi automaticamente un valore aggiunto per tutti i clienti, dalla grande distribuzione alla piccola attività artigianale. In questo senso, la produzione in serie di mezzi elettrici leggeri per il trasposto merci è una realtà che non solo rispetta l’ambiente, ma tiene anche conto del bilancio di un’azienda.
Stefano Amici e Davide Morando, fondatori di Mobee: “Si tratta di una grande opportunità per noi. Siamo molto soddisfatti di questa collaborazione con Poste Italiane, che inizierà con una fase di test a Ferrara e anche in altre due città, Alessandria e Viareggio. Quando abbiamo deciso di intraprendere questa avventura con Mobee, sin da subito il nostro pensiero si è rivolto a rendere la mobilità elettrica una realtà consolidata, sicura ed ecosostenibile per ogni realtà urbana. È estremamente importante che un’azienda come Poste Italiane condivida pienamente la nostra mission, credendo nel nostro lavoro e nei valori che costituiscono la nostra azienda”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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