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Da: USB Lavoro Privato – Ferrara

I lavoratori dell’azienda trasporti di Ferrara SST (Società Servizi Trasporti) aderiranno allo sciopero nazionale del settore indetto per giovedì 18 giugno. Lo sciopero per il personale viaggiante si svolgerà dalle ore 11.00 alle ore 15.00.

Uno sciopero indetto su ragioni che accomunano tutti i dipendenti del settore: dalla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e dell’utenza, alla mancanza di misure di sostegno al reddito per i lavoratori nel settore messi in cassa integrazione, all’assenza di una vera politica pubblica nella gestione dei servizi, che rende ingestibile e frammentata la rete del trasporto pubblico.

I lavoratori della SST, Società controllata di TPER, arrivano a questa data dopo mesi di gravi disagi: carenza dei dispositivi di protezione covid, insufficiente sanificazione dei taxibus, copertura della cassa integrazione non garantita per i lavoratori, prospettiva di totale assenza di stipendio per i prossimi mesi estivi soprattutto per il personale del servizio scuolabus. Una situazione intollerabile e inaccettabile per una società che dovrebbe gestire un servizio pubblico con maggiore responsabilità e rispetto per lavoratori e utenti.

La dirigenza della SST, a cominciare dal Direttore Melchiorri Gabriele, agisce con l’unica logica del contenimento dei costi a scapito dell’importanza e del valore pubblico del servizio e dei diritti dei lavoratori: solo così si spiega l’accanimento nel non rispettare gli accordi sindacali, la pessima gestione dei rapporti di lavoro, la scorretta imposizione dell’utilizzo delle ferie, le irregolarità di trattamenti retributivi, il diffuso utilizzo di contratti precari “a chiamata” che scarica il suo peso sul lavoratore, in balia del ricatto della disoccupazione.

La USB, insieme ai lavoratori dell’azienda, con questo sciopero aprono una nuova stagione di rivendicazioni e iniziative per riportare diritti e dignità per tutti e per rendere le condizioni di lavoro e di servizio degne di un paese civile.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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