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Da: CdLT Cgil

Dopo oramai quattro mesi senza alcuna indennità, le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo hanno scelto un altro palco per fare sentire la propria voce. Lavoratrici e lavoratori dei teatri, dei cinema, delle cooperative di spettacolo, delle fondazioni lirico sinfoniche, del cineaudiovisivo, delle troupes cinematografiche, e poi scritturati, intermittenti, professionisti con partita, artisti, musicisti, lavoratori dei concerti live, tutte e tutti hanno riempito piazza Maggiore questa mattina (con mascherine e in mano un metro per il corretto distanziamento) per rivendicare quei diritti che dall’inizio dell’emergenza sanitaria ad oggi il Governo ha dimenticato.
“Nonostante le battaglie del sindacato, che ha portato dopo un lungo braccio di ferro al riconoscimento del bonus di 600 euro mensili per marzo, aprile e maggio, in molti casi non solo un euro è stato ancora incassato da queste lavoratrici e da questi lavoratori”, denuncia Antonio Rossa, coordinatore regionale Produzione Culturale SLC. “Oggi abbiamo deciso di dare visibilità al mondo dello spettacolo, un settore che ha chiuso per primo e sarà uno degli ultimi a riaprire tra tante difficoltà. Da mesi queste persone non percepiscono nulla, una situazione drammatica”, ha spiegato il coordinatore regionale della SLC CGIL Emilia-Romagna Giuseppe Ledda.
Nasce da qui l’esigenza di una mobilitazione regionale, la prima in Italia, per chiedere il pagamento immediato delle Casse in deroga e delle indennità richieste (marzo, aprile e maggio) che, rivendica la SLC, devono essere prorogate per tutti i mesi in cui gli effetti dell’emergenza sanitaria dovessero ancora penalizzare gli spettacoli e le produzioni cinematografiche. In piedi sul Crescentone dalle 10 fino alle 13, anche per chiedere che la ripartenza avvenga in sicurezza e con il rilancio degli investimenti pubblici.
“A quelli nazionali già previsti – ha aggiunto Ledda –, per far ripartire davvero l’articolato mondo dello spettacolo servono anche quelli aggiuntivi della Regione e degli enti locali del nostro territorio. Perché questo settore non è un hobby, come molti sembrano credere, ma un settore vivo che ha bisogno di risposte”. Una risposta, che guarda anche al post emergenza, è arrivata proprio in mattinata dall’assessore alla Cultura del Comune di Bologna Matteo Lepore, che ha raggiunto i manifestanti in piazza Maggiore annunciando la disponibilità all’istituzione di un osservatorio per gli spettacoli dal vivo. “L’obiettivo dell’osservatorio, che riteniamo necessario estendere anche a livello regionale – spiega Giulia Santoro, segretaria provinciale SLC Bologna –, sarà quello di sottoscrivere e condividere un protocollo con le parti sociali dove le istituzioni si impegnano a mettere in campo risorse aggiuntive rispetto a quelle già previste, e al rispetto dei Contratti collettivi nazionali che regolano il settore, soprattutto in materia di appalti e di emersione del lavoro nero”.
Il post emergenza passa però anche dall’istituzione “di un ammortizzatore di continuità – conclude Rossa – proprio per chi, come è il caso del mondo dello spettacolo, ha un lavoro discontinuo. Solo così oltre questa crisi si potrà costruire un futuro che dia il giusto riconoscimento e le necessarie tutele alle lavoratrici ed ai lavoratori dello spettacolo”.
In questo senso l’impegno di tutta la SLC CGIL Emilia Romagna passa anche dalla recente nascita di una sezione specifica per gli spettacoli dal vivo, con l’intento di far fronte alle tante specificità che caratterizzano questo settore.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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