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 Da; Riaperture Photofestival 

Ci sono mondi che non conoscono confini. Universi in cui, come esuli, camminiamo sul ritmo dei nostri battiti, su superfici sature d’orme e passi, tra deviazioni di nebbia. L’incipit è un punto da cui partono infinite direzioni, un dedalo di possibilità e strade che ci indicano la via depistando i nostri sensi, eppure acuendoli, stuzzicandoli, poiché nessuno si ferma finché non sente, non trova. Non c’è, forse, una destinazione, ma una scelta, un desiderio di perdersi e ritrovarsi, di varcare le soglie percorrendo i sentieri insidiosi dell’avventura. D’interrogarsi, respingere i sinonimi della staticità e della fine, perseverare pregustando la sorpresa del viaggio.

Errante Riaperture PhotoFestival Ferrara chiude il primo weekend con 3600 visitatori, per 19 mostre e 6 luoghi. Un weekend pieno di incontri ed iniziative che ha visto protagonisti il pluripremiato Fausto Podavini, la docente Lina Pallotta, Marta Viola, Gabriele Cecconi, Marco Marucci, Francesca Leonardi e Federica Sasso.

Tra caffè con gli autori, visite guidate e talk, il pubblico ha potuto entrare in maniera approfondita nel lavoro dei primi 7 ospiti. Presentata anche l’esposizione del World Water Day Photo Contest del Lion Club di Seregno e la mostra di Rena Effendi, frutto della collaborazione tra Riaperture e la Biennale della Fotografia Femminile.

Il secondo weekend del festival non sarà da meno: dal workshop di Francesco Comello, a caffè, visite guidate e talk con altri illustri ospiti dell’universo fotografia. Danilo Torre, Karymava Hulnaza, Paola Rossi, Yannick Fornacciari, Michele Lapini, ma anche 6X6 Edizioni per l’incontro Proporsi all’editore, promosso da Riaperture Academy, o la presentazione di Cammino Portoghese di Andrea Angelini.

Restano protagonisti i sei luoghi da riscoprire con il festival; Factory Grisù, sede di esposizioni e talk, Ex Caserma ‘Pozzolo del Friuli’ e Cavallerizza, Chiesa di San Giuliano, Palazzo Zanardi, e Chiesa di San Paolo.

Per tutti gli eventi collaterali sarà gradita e consigliata la prenotazione tramite mail a info@riaperture.com: il numero dei posti disponibili sarà ridotto a 130 per la normativa anti Covid-19. Il programma intero è consultabile sul sito, nella sezione apposita.

Nel rispetto delle norme sanitarie, Riaperture chiede collaborazione al suo pubblico: è caldamente consigliato l’acquisto del biglietto online per evitare code. Sarà obbligatorio l’utilizzo della mascherina all’interno dei luoghi.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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