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Per operare sui territori più colpiti occorre fare richiesta e attendere tre giorni per intervenire. Un
meccanismo che rende difficile bloccare i danni che finiscono per pesare sul reddito degli agricoltori e la
sicurezza idraulica del territorio

FERRARA – «Gli agricoltori sono stanchi di pagare il conto dei danni causati da una popolazione di
nutrie fuori controllo, una situazione provocata da un sistema di contenimento che non funziona,
bloccato da burocrazia e ideologie ambientaliste». Romano Tonini, agricoltore argentano di Cia Ferrara e
uno dei coadiutori volontari più attivi, spiega cosa significa avere a che fare ogni giorno con un problema
grave, che sembra non trovare una soluzione efficace e finisce per pesare sul reddito dell’azienda e
sull’equilibrio idrogeologico del territorio.
«Parlo – continua Tonini – a nome di molti agricoltori che lavorano ad Argenta e nelle Valli del Mezzano
e posso tranquillamente affermare che siamo arrivati a un livello di esasperazione non più sopportabile. I
danni provocati dalla nutrie sono ormai un problema “strutturale”, aggravato recentemente dal divieto di
abbattimento durante il periodo di ricerca del noto criminale che sembrava nascondersi in questi
territori. Per un certo periodo il lavoro dei coadiutore ha avuto una certa efficacia, perché si poteva
uscire facendo una semplice chiamata e dunque prevenire o intervenire con tempestività su
segnalazione di agricoltori e cittadini. Attualmente, invece, occorre chiamare la Polizia provinciale per
chiedere l’autorizzazione, che può metterci tre giorni ad arrivare, poi occorre allertare anche i
Carabinieri perché le persone sentono gli spari e li chiamano, dunque si tratta di evitare
interventi inutili da parte delle forze dell’ordine e spreco di risorse. Un iter – conclude
l’agricoltore – che finisce per dissuadere anche i coadiutori più convinti: volontari che spesso
hanno un’attività da condurre e dovrebbero essere liberi di gestire il tempo dedicato al
contenimento.»
Cia – Agricoltori Italiani Ferrara si impegnerà nei prossimi mesi a chiedere una semplificazione
per facilitare il lavoro dei coadiutori. «Attendere tre giorni prima di poter intervenire su una
popolazione di nutrie – dice Stefano Calderoni, presidente provinciale Cia – significa lasciare che
continuino a fare danni indisturbate. Se moltiplichiamo questo tempo per le molte zone dove
sono presenti, l’entità di questi danni aumenta in modo esponenziale ed anche i costi a carico
degli agricoltori. Voglio ricordare che questi animali, peraltro non autoctoni, rovinano le colture
– adesso è il turno dei seminativi, il grano in particolare – erodendo il reddito delle aziende
agricole ma anche argini, capezzagne e fossi che sono gli stessi agricoltori a dover ripristinare.
Ma si tratta soprattutto di una questione di sicurezza: quella delle persone, visto che i danni alle
opere idrauliche portano a squilibri idrogeologici e quella degli operatori, che lavorano con
mezzi agricoli pesanti e vedono letteralmente “franare” la terra sotto di loro. Una duplice
situazione di pericolo concreto che non può più essere tollerata».

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CIA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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